Erano le 3:32 del 6 aprile 2009, quando una violenta scossa di terremoto si abbatté sulla città dell’Aquila, seminando morte e distruzione.
La scossa principale ebbe una magnitudo momento (Mw) pari a 6,3 (5,8 o 5,9 sulla scala della magnitudo locale), con epicentro alle coordinate geografiche 42°20′51.36″N – 13°22′48.4″E, ovvero in località Colle Miruci, a Roio, nella zona compresa tra le frazioni di Roio Colle, Genzano e Collefracido, interessando in misura variabile buona parte dell’Italia Centrale.
A evento concluso il bilancio definitivo fu di 309 vittime, oltre 1.600 feriti, circa 80.000 sfollati e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati.
Gli effetti del terremoto furono particolarmente distruttivi in prossimità dell’epicentro, con numerosi morti e feriti, diverse decine di migliaia di sfollati e danni soprattutto concentrati alla città di L’Aquila e dintorni.
Il sisma fu avvertito distintamente anche a Roma e Napoli e registrato agli accelerometri e velocimetri di ISNet, la rete sismica di AMRA dislocata nell’area appenninica campano-lucana.
Lo sciame sismico prosegui anche dopo il 6 aprile e nelle 48 ore successive l’evento oltre 256 scosse o repliche si susseguirono. Più di 150 si registrarono nel giorno di martedì 7 aprile, di cui 56 oltre la magnitudo 3,0 Ml. Tre eventi di magnitudo superiore a 5,0 sono avvenuti il 6, il 7 e il 9 aprile. Dall’esame dei segnali della stazione INGV aquilana (AQU, ubicata nei sotterranei del Forte spagnolo), sono state conteggiate oltre 10.000 scosse.