I Sindaci dell’Unione dei Comuni della Vallata del Tronto, insieme ai Comuni di Roccafluvione e Castignano, ribadiscono la loro intenzione di aderire al progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che oltre a definire un numero preciso di immigrati per ogni Comune – così come è indicato dal piano Anci – rimette completamente la governance ai sindaci che possono tornare a decidere, insieme alla comunità che rappresentano, anche la modalità di accoglienza. Ciò di fatti impedirebbe in futuro la creazione veri e propri ghetti e favorirebbe una migliore integrazione.
Durante l’incontro in Prefettura, tenutosi lo scorso 7 novembre, i sindaci hanno confermato al Prefetto di Ascoli Piceno, Rita Stentella, la volontà amministrativa di aderire allo Sprar, promettendo inoltre l’attivazione di strumenti che accelerino l’esame di domanda per far sì che il progetto sia avviato già da gennaio 2018.
Viste alcune polemiche strumentali nate negli ultimi giorni, i primi cittadini ribadiscono di non essere assolutamente contrari all’immigrazione, anzi, ma che l’accoglienza sia una cosa seria. Per questo esprimono contrarietà nei confronti dei Cas, spesso gestiti da cooperative che non sono del luogo, che non conoscono il territorio e con attività di accoglienza senza controllo e a discapito degli immigrati e della comunità.
Per questo motivo i comuni di Offida, Spinetoli, Colli del Tronto, Castorano, Roccafluvione e Castignano, nella delibera di giunta dell’Unione del 21 giugno 2017 – in cui l’atto di indirizzo era proprio l’adesione allo Sprar – hanno aggiunto anche la “clausola di salvaguardia”.
Quest’ultima rende esenti i Comuni dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza, così come è precisato nella circolare del Ministero dell’Interno, che regola l’avvio di un sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo e dei rifugiati sul territorio nazionale attraverso lo Sprar.
“Certo, è facile prendere posizioni estremiste – commentano i sindaci in coro – quando non si ha a che fare con una comunità da amministrare. L’immigrazione non si può trattare secondo teorie poco applicabili, perché ci sono di mezzo essere umani, comunitari e non, che dovranno imparare a integrarsi, a vivere insieme. Per questo la modalità di accoglienza va regolamentata e condivisa da tutti”. (red)