di Alberto Premici | Uno sciame sismico interminabile, segue gli eventi tellurici tristemente noti, verificatisi nel Centro Italia nel 2016 e 2017 (zona sismica Amatrice-Norcia-Visso). L’ultimo in ordine cronologico e di una certa intensità, è quello delle 19.54 odierne, di magnitudo 3.1, registrato a 3 km a sud-est di Ussita (MC). Nel pomeriggio, alle 16.47 si era verificato un’altro sisma di piccola intensità (magnitudo 2,5) a 8 km da Norcia (PG) e un’ora prima a 4 km da Amatrice (magnitudo 2,5). Si tratta di una zona provata da un sequenza sismica senza precedenti, monitorata da diversi enti, laboratori e studiosi proprio per la sua peculiarità temporale. Sembra però che a tremare non siano solo le regioni del centro come le Marche, il Lazio, l’Abruzzo e l’Abruzzo; si registrano sismi anche in Puglia dove si sono sentiti gli effetti di un terremoto in Montenegro di magnitudo 5,2, a Fontanelice (BO) registrato ieri e di magnitudo 2,2, in Piemonte e nell’agro romano.
Come per lo sciame sismico, non si intravede nell’immediato una fine delle polemiche che, spesso a ragione, sono sorte dopo la consegna e la messa a regime delle Soluzioni Abitative d’Emergenza (SAE), le “casette” per capirci. I problemi sono principalmente riconducibili ad una progettazione superficiale, che ha previsto una pendenza insufficiente delle falde nella copertura per zone montane, l’apertura verso l’esterno del portoncino d’ingresso, che in caso di neve abbondante creerebbe non pochi disagi, il malfunzionamento dei serbatoi a basse temperature, le infiltrazioni di acque meteoriche dai camini progettazione, ed altri difetti costruttivi importanti. Altri aspetti riguardo le SAE, consegna e appalti, sono stati trattati da Offida.info in un precedente articolo.
A questa situazione, non proprio ideale, si aggiunge la dura presa di posizione del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sull’indisponibilità delle SAE e nella comunicazione inviata direttamente al commissario De Micheli, manifesta “la delusione riguardo la disposizione contenuta al comma 750 della legge di bilancio 2018 approvata dal Senato il 23 dicembre 2017 che prevede il trasferimento delle strutture abitative di emergenza (Sae) a ‘patrimonio indisponibile’ del Comune di Amatrice da utilizzare per esigenze ‘future di protezione civile o per lo sviluppo socioeconomico del territorio’. Tale delusione si appalesa ancor più cocente e dimostra, ancora una volta, che su decisioni così importanti per il futuro di questi territori non si considerano gli stessi, e chi li rappresenta, dei validi interlocutori. Noi non permetteremo a nessuno di nuocere al territorio; nessuna legge dello Stato potrà mai obbligarci ad abdicare sulla competenza dell’Ente comunale in materia di “governo del territorio e pianificazione urbanistica”. Il terremoto – prosegue Pirozzi – ha lasciato agli abitanti di Amatrice e alle prossime generazioni un’eredità pesantissima, e la scelta governativa di rendere permanenti le strutture abitative di emergenza è l’esemplificazione di come si continui a procedere senza un vero progetto condiviso e soprattutto senza avere idea del contesto identitario di questi territori, che non vogliono ritrovarsi a vivere in un informe e grigio paesaggio. I cittadini di Amatrice attendono, invece, una celere ricostruzione di questo Borgo che, Le rammento, è insignito del titolo di ‘uno dei Borghi più belli d’Italia’ ed è immerso nello splendido scenario del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga. I cittadini di Amatrice si aspettano, quindi, di rientrare presto nelle loro abitazioni e di vedere contestualmente ripristinato lo stato dei luoghi ove ora sono insediate le strutture abitative di emergenza. Non siamo disponibili, quindi, a veder modificato in maniera irreversibile il tessuto urbano e quindi sociale del nostro territorio. E non siamo disponibili a subire di nuovo il terremoto come elemento di accelerazione del consumo di suolo, anche a spregio delle attuali tendenze della pianificazione urbanistica nazionale; suolo che non deve essere sottratto alla nostra agricoltura e ai nostri agricoltori, che vivono già da tempo una profonda crisi. Si aggiunga – conclude il sindaco – la fortissima preoccupazione per il fatto che tale improvvida scelta urbanistica andrebbe a creare una ferita nell’equilibrio tra essere umano e habitat, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale che dal punto di vista paesaggistico. Tutti questi motivi e preoccupazioni furono già condivisi con il precedente Commissario Vasco Errani, che assicurò il ‘ripristino dei luoghi’ delle attuali aree destinate ai SAE, non appena conclusa la ricostruzione. Nella speranza che il mio ennesimo grido d’allarme trovi risposte adeguate e giuste soluzioni nel superiore interesse della popolazione di questo territorio, La saluto cordialmente” conclude la lettera.