“A mio giudizio esistono i film prima La Dolce Vita e i film dopo La Dolce Vita: ha rotto l’unità delle regole della narrazione grazie alla sua audacia, ha mostrato che sullo schermo si poteva essere onesti. Non si era mai vista un’opera di tale intensità morale, intelligenza, maturità. Ha cambiato la storia”.
È noto l’amore di Martin Scorsese per le opere di Federico Fellini. Ma il regista americano si spinge oltre, arrivando a definire La Dolce Vita come uno spartiacque del cinema di tutti i tempi. Un sentimento condiviso da gran parte della critica. Un sentire talmente forte che il Festival del Contemporaneo ha deciso di ergere la pellicola a suo elemento per fondare nuovi ragionamenti nel 2020.
Oggi, lunedì 20 gennaio, il mondo si ferma per celebrare Federico Fellini, ricordandolo ad un secolo della sua nascita (era il 1920). Popsophia si è unita a questa lunga carrellata di eventi, tributandogli già una mostra a Tolentino, con l’esposizione che si è tenuta nel novembre scorso durante Biumor. Ma il ricordo di questo protagonista della cultura planetaria non terminerà qui.
Sta per partire infatti un percorso che ci porterà ad affrontare il rapporto tra Fellini e le Marche. Regione “che più di tante altre merita la definizione di regione italica – parole dello stesso Fellini -. Sembra che si sia conservato qualcosa che nelle altre si è perduto o si sta perdendo”.
Questi spunti ci permetteranno di riflettere sulla partecipazione delle Marche “alla metafora visionaria dell’arte cinematografica felliniana – ha ricordato la direttrice Lucrezia Ercoli -, come sintesi assoluta di realismo e creatività”. E La Dolce Vita, di cui quest’anno ricorrono i sessanta anni, sarà lo spunto e filo per un’indagine approfondita. “Per consentire al pubblico dei nostri giorni di fare i conti con quel complesso fenomeno culturale della poetica di Federico Fellini, che ancora oggi incarna il grande enigma del desiderio nel contemporaneo”, ha continuato Lucrezia Ercoli.
Il 1920 ha visto la nascita pure di un altro grande del cinema italiano, Alberto Sordi. Attore poliedrico e amatissimo, ha interpretato proprio Lo sceicco bianco di Fellini, e vestito i panni del “vitellone” per antonomasia. Operazioni che hanno legato i due ad una profonda amicizia.
Sordi, nella sua lunga carriera, ha raccontato un caleidoscopio di vizi e virtù dell’Italia che cambiava. Luci e ombre di una nazione che vedeva scorrere sul grande schermo un’esistenza sognata e desiderata. Che dal boom economico traeva spensieratezza, alimentando i suoi miti.
Popsophia terrà quest’anno, quindi, una ricca serie di mostre ed esposizioni sull’Arci-italiano alla Alberto Sordi. Raccontando tutta la pop-filosofia che si cela dietro la celebrazione della Dolce Vita-miraggio di un’epoca ormai passata, ma che resta pietra miliare della nostra cultura e società.