di Alberto Premici – OFFIDA – Un altro importante obiettivo, utile per la conoscenza, salvaguardia e promozione del Carnevale Storico Offidano, è stato raggiunto.
Il “guazzarò”, antica e tradizionale veste carnevalesca e la “m’ntura”, relativamente più recente ma da diversi decenni abituale “divisa” indossata nel giorno del Bove Finto, faranno bella mostra nel Centro Nazionale di Coordinamento delle Maschere Italiane di Parma.
Le due caratteristiche vesti, non potevano trovare cornice migliore nella sede dell’importante associazione parmigiana che, tra i principali scopi statutari, si pone quello di sviluppare la conoscenza e la promozione, a livello nazionale ed europeo, delle maschere storiche italiane, di quelle allegoriche rappresentative di un territorio e delle manifestazioni ad esse connesse, oltre alla creazione di un registro storico delle Maschere Italiane.
L’associazione ha già raccolto e catalogato maschere dalla CALABRIA, CAMPANIA, EMILIA ROMAGNA, LAZIO, LIGURIA, LOMBARDIA, PIEMONTE, PUGLIA, SARDEGNA, VALLE D’AOSTA, VENETO ed ora MARCHE.
Sapere che guazzarò e m’ntura saranno esposte insieme a maschere maggiormente note a livello nazionale, come Pulcinella, Gianduia, Brighella o Arlecchino, è senza dubbio motivo d’orgoglio per ogni offidano.
Sulle origini delle feste carnevalesche offidane, documentate almeno dai primi decenni del ‘500, presumibilmente dopo la fine della peste del 1507, e sulla tradizionale “caccia al bue” (ora Bov fint), citata in corrispondenze dei primi dell’800, si è scritto e detto molto.
Come nell’opera di Guglielmo Allevi, “A Zonzo per Offida”, in cui si fa cenno al guazzarò, indossato durante la sfilata dei vlurd del martedì grasso: “…hanno indosso camiciotti bianchi, lunghi a mezza gamba, che il nostro popolo del contado usa nell’inverno col nome di guazzone…”.
Un periodo, quello di carnevale, che gli offidani sentono particolarmente già da tempi antichi. Ce lo testimonia lo storico offidano padre Andre Rosini che nel suo “Compendioso racconto historico della Terra di Offida”, narra che i Ministri del Sacro Monte di Pietà del Frumento, erano soliti distribuire il grano per la semina nei periodi di ottobre, di Natale, di carnevale e di Pasqua.
E’ la prova che a quel periodo veniva data una particolare valenza, al pari delle principali feste religiose.
Tradizioni e tipicità dunque, di cui guazzarò e m’ntura, ora tra le maschere allegoriche italiane, esprimono appieno identità di una terra, vivace, laboriosa e gioiosa come la nostra, e che, anche attraverso queste iconiche vesti, ha saputo legare indissolubilmente passato e presente della propria storia.
L’importante risultato non si sarebbe raggiunto senza l’impegno e la passione profusi della dott.ssa Mirella Desantis, di solide origini offidane, residente a Parma dove vive e lavora, che ha sempre mantenuto un legame particolare con la sua terra e le sue tradizioni.
“Ho colto tale opportunità – dichiara la dott.ssa Desantis – per inoltrare richiesta al Sig. Maurizio Trapelli, Presidente del Centro, e al Prof. Marzio Dall’Acqua, storico e critico d’arte, di iscrivere al Registro Nazionale le nostre maschere.
Il suo accoglimento consentirà alle nostre due maschere, identitarie di una comunità unica nel suo genere per riti e tradizioni plurisecolari, di comparire accanto ad altre, sia di analoga valenza territoriale, sia appartenenti alla grande tradizione della commedia dell’arte.
Ciò costituirà anche un’opportunità per far conoscere, a livello nazionale, la dimensione culturale del nostro Carnevale e delle sue radici storiche”.