di Alberto Premici – Con i numeri della pandemia che migliorano giorno dopo giorno, un Rt in calo sotto lo 0,8 e la campagna vaccinazioni in piena progressione, il Governo prende quello che il premier definisce un “rischio ragionato”, anticipando le riaperture delle attività all’aperto, in un primo momento previste per i primi di maggio.
Dal 26 aprile i ristoranti, le attività sportive e gli spettacoli potranno riaprire le proprie attività, per il momento negli spazi esterni e nelle regioni classificate gialle. Ci si potrà spostare verso zone arancioni e rosse (solo Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta), con un certificato che dimostrerà di essere stati sottoposti al vaccino, di avere un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti o di aver avuto il Covid ed essere guariti. Precedenza quindi alle attività all’aperto, poi se continua il trend positivo, tutte le altre. Le scuole riapriranno completamente in presenza nelle zone gialle e arancione
Il premier Draghi, dopo la riunione della cabina di regia, ha anticipato, in conferenza stampa, queste decisioni, aggiungendo che: “La campagna di vaccinazione va bene, con tante sorprese positive e qualcuna negativa e questo è stato fondamentale per prendere le decisioni sulle riaperture. Questo rischio che incontra le aspettative dei cittadini si fonda su una premessa: che i comportamenti siano osservati scrupolosamente, come mascherine e distanziamenti, nelle realtà riaperte. In questo modo il rischio si trasforma in opportunità. Gli spostamenti saranno consentiti tra regioni gialle e con un pass tra regioni di colori diversi”,
Sul piano dei sostegni all’economia il premier ha dichiarato che “con il nuovo Def e lo scostamento di bilancio, si fa una scommessa sul debito buono. Il Ministro Franco ha enunciato il Def e l’entità dello scostamento, 40 miliardi. Non merita attenzione solo la cifra ma il percorso di rientro dal deficit, che è poco meno del 12%, solo nel 2025 si vedrà il 3%.
Questa è una scommessa sulla crescita: se la crescita sarà quello che ci attendiamo da tutti questi provvedimenti, dal piano di investimento, dal Pnrr, dalle riforme, pensiamo che non servirà una manovra correttiva negli anni a venire. Il processo si traduce in un’uscita dal debito per effetto della crescita. Il Pnrr è fatto di 191,5 miliardi circa, di cui 69 a fondo perduto, 122 prestiti, più 30 del fondo di accompagnamento al Pnrr”.