Giovanni Legnini ha illustrato ieri in conferenza stampa a Rieti, il Terzo rapporto sulla ricostruzione nel centro Italia. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni.
“Domani saranno cinque anni dal primo terremoto che ha interessato il centro Italia nel periodo 2016-2017. Voglio rivolgere un pensiero ai famigliari delle vittime e a tutti coloro che hanno sofferto a causa del sisma. Il modo migliore per onorare quelle vittime e mostrare rispetto per i loro famigliari è ricostruire, garantendo la sicurezza degli edifici e dei territori.
L’attenzione alla qualità, alla sicurezza, alla sostenibilità, continuerà a contraddistinguere questo lavoro di ricostruzione. Molte volte mi viene chiesto dai cittadini ‘ma quanto tempo ancora ci vorrà per ricostruire’? Se manteniamo questo ritmo la ricostruzione sarà abbastanza rapida, vedremo i risultati nei prossimi anni. Se si dovesse rallentare ci vorrà più tempo ma non sarà colpa nostra.
Faccio però un appello alle imprese: venite a lavorare per la ricostruzione, c’è la fiducia, la possibilità, le risorse per farlo. I centri storici verranno ricostruiti rispettando le caratteristiche dell’urbis e quelle del territorio ma saranno case moderne e sicure. In alcune situazioni è probabile che non si potrà ricostruire: alcuni studi di microzonazione sono conclusi e Arquata e Pescara del Tronto vedranno delle ricostruzioni ma solo in parte per l’esistenza delle faglie; oltre che per questo, ci sono anche studi per il dissesto idrogeologico che ci diranno se aggiungere altre opere di mitigazione al fine della ricostruzione nei punti più a rischio.
Laddove ci sono risorse pubbliche il rischio di infiltrazioni criminali è sempre presente: le mafie seguono sempre il flusso dei soldi. Noi dobbiamo fare tutto il possibile affinché alle popolazioni del Centro Italia venga risparmiato questo.
Ad Amatrice abbiamo 200 cantieri aperti con una risorsa attribuita ai privati di 226 milioni e sono state avviate opere pubbliche importanti: l’ospedale, l’istituto alberghiero, un tunnel dei sottoservizi molto innovativo.
Il numero delle domande di ricostruzione è arrivato a 20.700 circa, con un incremento del 60% nell’ultimo anno: riguarda un terzo dei progetti attesi.
Di questi 10.263 sono i decreti emanati, ovvero l’autorizzazione all’apertura dei cantieri e il finanziamento accordato: 2,7 miliardi di euro di impegno. Ad oggi abbiamo più di 5.500 cantieri aperti in tutto il cratere: 5mila gli interventi già conclusi con 12mila unità abitative restituite ai cittadini, 13mila in corso di ricostruzione e 52mila oggetto di quelle 20.700 domande a cui mi riferivo all’inizio.
Per dare un’idea dell’accelerazione che si è prodotta: nei primi 6 mesi di quest’anno abbiamo decretato 3.300 cantieri, 550 al mese, che equivalgono a 25 al giorno. Un ritmo che finalmente da ritmo a questa ricostruzione.
Numerosi sono gli interventi pubblici già finanziati, 2.600 comprendendo pure le 900 chiese.
La ricostruzione pubblica procede più lentamente rispetto a quella privata. Sul fronte pubblico, le 25 ordinanze emanate in deroga nelle ultime settimane consentiranno però un’accelerazione.
Queste norme permettono infatti ai comuni maggiormente colpiti dal terremoto di usufruire di procedure semplificate e più veloci e di ricevere supporto a livello tecnico e amministrativo, in modo da far decollare la ricostruzione dei centri storici distrutti.