di Alberto Premici – I venti di guerra lungo i confini ucraini, si fanno sempre più forti.
Mentre gran parte del mondo è impegnata a liberarsi dalla pandemia, la Russia ha ammassato oltre 120.000 militari, per un poco auspicabile attacco da est, che apra una via terrestre verso la contesa Crimea.
Dall’altro fronte la NATO e gli USA, preoccupati di una eventuale allargamento dell’influenza sovietica, hanno messo in pre allerta 40.000 militari in Polonia e nei Balcani.
In caso di degenerazione del conflitto però, non ci sarà lo scontro diretto, in quanto l’Ucraina non è membro NATO ma, come dichiarato, gli USA in caso di invasione “sosterranno un’eventuale insurrezione degli ucraini in chiave antirussa”.
L’amministrazione Biden stima che un conflitto potrebbe causare fino a 50 mila morti civili e 23 mila militari ucraini (oltre a 3000 – 10.000 soldati russi), con una conseguente crisi umanitaria per 5 milioni di profughi.
Restano ancora aperte soluzioni pacifiche al conflitto e, mentre i leader fanno rimbalzare annunci minacciosi, intelligence e diplomazia lavorano ora dopo ora per scongiurare una guerra dalle conseguenze ignote.
In caso di escalation infatti, l’Europa sarebbe la prima ad essere coinvolta e ora di tutto c’è bisogno, tranne che di una guerra per giochi d’influenza geopolitica.
Anche l’Italia potrebbe trovarsi al centro delle operazioni militari, dopo che fonti dell’esercito USA hanno individuato nella portaerei Uss Truman, presente a largo della Puglia, la probabile base di partenza dei suoi caccia.
Gli effetti di questa crescente tensione, per ora economici ma non meno gravi, già coinvolgono l’unione Europea, a causa dell’aumento abnorme del costo del gas e delle energie connesse.
Come noto, la Russia detiene l’oligopolio della vendita e distribuzione del gas verso l’Europa, con oltre il 50% del mercato.
A gennaio ha già ridotto la fornitura verso il vecchio continente del 40%, provocando un forte aumento delle materie prime, proprio nel momento in cui ci si affanna nel tentativo di raggiungere la ripresa economica tanto attesa, anche attraverso i PNRR degli stati UE.
Da un recente colloquio telefonico tra il presidente russo Putin ed il premier Draghi, è emersa la volontà di Mosca “di sostenere stabili le forniture di gas all’Italia”. Si sa però che in guerra, le buone intenzioni ed i rapporti bilaterali, possono avere breve durata.