Le Marche sono piene di luoghi strani, in alcuni casi addirittura magici, il cui potenziale mistico anche se è venuto meno con il passare dei secoli non si è mai del tutto esaurito. Un piccolo centro dell’ascolano come Offida fa parte di questa tipologia di luoghi capaci ancora oggi di suscitare complicate riflessioni sull’evoluzione della storia e della civiltà umana. Arrivando ad Offida si nota subito la netta distinzione tra il vecchio centro storico e la parte nuova sviluppatasi nel dopoguerra. La differenza tra i due borghi è ancor più accentuata dal fatto che entrambi sorgono su un colle l’uno dinnanzi all’altro. Ad accogliere i visitatori nella parte vecchia un monumento composto da alcune sculture in bronzo che non celebrano un qualche eroe risorgimentale o di guerra ma delle donne, delle giovani ed anziane merlettaie chine sul proprio cuscino del tombolo. Entrando nel vero e proprio nucleo antico della cittadina ascolana si può ancora sentire il rumore dei rocchetti di legno che sostengono i fili e che veloci passano da una mano all’altra delle merlettaie.
Nelle piccole botteghe di Corso Serpente Aureo è ancora possibile vedere all’opera queste abili artigiane e la sorpresa più grande sarà quella di vedere curva sul tombolo non la solita nonnina con i capelli bianchi raccolti sulla nuca ma delle ragazze giovanissime in jeans e piercing. Nei loro laboratori si puo trovare di tutto dai piccoli centrini ad elaborate tovaglie per 12 persone, esposte sotto vetro, dove le complicate geometrie della decorazione tradiscono le origini longobarde della città. Lo stesso virtuosismo decorativo dei merletti offidani lo ritroviamo in alcuni rilievi in marmo incastonati nelle mura della chiesa cittadina di San Agostino.
L’ora migliore per visitare Offida è sicuramente quella del tramonto quando la luce del sole crea delle forme strane sulle facciate dei palazzi, percorrendo i vicoli e le vie del centro ci si accorge della varietà architettonica dei vari edifici, dalle casine medioevali ai palazzi settecenteschi. Ma il luogo più affascinante di tutto il paese è la chiesa di Santa Maria della Rocca. Come dice il nome stesso l’edificio è arroccato su uno strapiombo, è una delle poche chiese dove si accede alla cripta dalla parte absidale. E proprio nella cripta sono conservati, oltre ai magnifici affreschi di uno sconosciuto pittore, dei resti dell’antico Tempio di Ophis (serpente), una colonna e una lastra sacrificale con una piccola scanalatura e un buco al centro che servivano per far defluire il sangue dei sacrifici. Di questo antico tempio non sa si sa molto, è opinione condivisa che in tempi remoti nell’odierno confine tra Marche e Abruzzo abitasse una popolazione italica denominata Gens Aufidia da cui il toponimo Offida e quello di altri centri vicino L’Aquila come Ofena e Alfedena. Il fatto che esistesse un culto del dio Serpente permette di mettere in relazione il piccolo centro ascolano con uno degli interrogativi che ancora oggi affliggono gli antropologi di tutto il mondo. Il culto del serpente infatti si ritrova in tutte le più grandi civiltà della storia dell’uomo, lontane nel tempo e nello spazio, e che si possono accomunare per il fatto di aver dato un significato, in molti casi fortemente contraddittorio da civiltà a civiltà, al simbolo del serpente. Dal Tlaloc, dio della pioggia per gli atzechi, al serpente Kundalini avvinto alla base della colonna vertebrale che bisogna risvegliare o con la meditazione o come spiega Umberto Eco nel suo complicatissimo “Il pendolo di Foucault”, come facevano i templari che usavano risvegliarlo con un bacio sul fondoschiena. Da sottolineare che il nostro “serpente del fondoschiena” non è altro che un richiamo alla coda che le prime scimmie ominidi dovevano avere.
Ad Offida fu podestà per un periodo Tommaso Bonafede, padre del nostro Nicolò Bonafede. Sembra che durante la sua podestaria sua moglie Giacoma bevve le salutari acque offidane che gli permisero di dare alla luce alla veneranda età di quarantacinque anni e dopo aver partorito prevalentemente solo figlie femmine, il secondo figlio maschio, il vescovo Nicolò per l’appunto. Le fonti considerano la nascita di Bonafede come un evento miracoloso dovuto proprio alle particolari proprietà dell’acqua di Offida che sembrano aver trasmesso a Nicolò delle eccezionali capacità fisiche ed intellettuali che egli dimostrò di avere fin da bambino.
(Silvia Mazzante)