di Alberto Premici
Oggi avrebbe compiuto 50 anni. La struggente lettera della mamma e uno speciale su Crime Investigation.
Di Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, non si hanno più tracce dal 22 giugno 1983. All’epoca del suo presunto rapimento, era quindicenne piena di vita, al secondo anno di liceo e con la passione per la musica. Frequentava contemporaneamente corsi di pianoforte, flauto e canto; proprio al termine di una lezione, intorno alle 19,00, dopo aver parlato al telefono con i familiari, con lei non si hanno più contatti.
Oggi avrebbe compiuto 50 anni, essendo nata a Roma il 14 gennaio 1968. La sua sparizione ha assunto subito le caratteristiche di mistero, intorno al quale, negli anni, si sono intrecciate vicende le più disparate, apparentemente senza un legame diretto con la ragazza.
Già dal contenuto dell’ultimo colloquio telefonico si avanzarono sospetti; Emanuela infatti comunicò ai genitori di aver ricevuto un’offerta “allettante” di lavoro come promoter di cosmetici, proposta poi rivelatasi estranea alla ditta citata. Nello stesso periodo altre ragazze avevano ricevuto analoghe offerte da un uomo, di cui non si conosce l’identità.
Nei giorni successivi, dopo la denuncia di sparizione, pubblicata tra l’altro anche su diversi quotidiani locali, alcune persone dichiararono di aver visto Emanuela in giro a Roma con un uomo ed un’altra ragazza. Grazie ad un collaboratore del Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica), amico della famiglia Orlandi, e sulla base di una testimonianza, si riuscì a rintracciare l’auto, una BMW, dell’uomo visto in compagnia di Emanuela.
Seguono anni di silenzi ed illazioni sul fatto, ma senza sviluppi utili, fino al noto appello di Papa Giovanni Paolo II ai presunti rapitori, durante l’Angelus del 3 luglio 1983. Due giorni dopo si fece vivo un uomo che, con una telefonata in Vaticano, dichiarò di tenere in ostaggio Emanuela e tirò in ballo Ali Agca, il terrorista turco arrestato per l’attentato al Pontefice di due anni prima, chiedendo la sua liberazione. Lo stesso uomo, con accento anglosassone, chiamò gli Orlandi e fece ascoltare un nastro con la voce di Emanuela.
I contatti continuarono e l’8 luglio 1983 fu la volta di un misterioso interlocutore mediorientale, il quale fissava in 20 giorni il termine ultimo per rilasciare Emanuela in cambio della liberazione di Agca. Nulla di fatto ed altre 14 telefonate, sempre dall’uomo con accento inglese, che non provò mai l’esistenza in vita della Orlandi, aspetto determinante per aprire una seppur minima trattativa.
Così come non è stato mai provato il fatto che Emanuela fosse ostaggio dei Lupi Grigi, organizzazione di estrema destra turca, cui in un primo momento si pensò facesse parte Ali Agca, poi sconfessato dai servizi segreti dell’ex Germania Est (STASI). Come noto, su questi intrecci e reciproci depistaggi tra servizi bulgari, Lupi Grigi, STASI, che riconducono all’attentato al Papa, si naviga tuttora nel torbido.
Lo stesso Agca, durante un colloquio con il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, tentò di confermare l’ipotesi del rapimento, poi smentita dal Cardinale Giovanni Battista Re, tirato in ballo dal terrorista. La vicenda ha assunto collegamenti e implicazioni ancor più complesse, coinvolgendo IOR, il Caso Calvi, la Banda della Magliana.
Nel 2011 un presunto agente ex-SISMI dichiarò in tv, con un collegamento telefonico, che «Emanuela è viva, si trova in un manicomio in Inghilterra ed è sempre stata sedata», mentre alcuni giorni dopo, il collaboratore di giustizia Antonio Mancini, avanzava l’ipotesi che il rapimento fosse una ritorsione dalla Banda della Magliana, per ottenere la restituzione del denaro investito nello IOR, per mezzo del Banco Ambrosiano.
Un caso complesso con mille sfaccettature ed ipotesi, la cui soluzione sembra impossibile. Resta integro il dolore e l’angoscia di una famiglia che vive nel ricordo, nella speranza, nel dubbio, nei come e perché, affidando i propri sentimenti alla lettera inviata al Corriere della Sera da Maria Pezzano Orlandi, mamma di Emanuela, in occasione del suo compleanno: “Figlia mia, oggi compi cinquant’anni. Dovrei immaginarti con i capelli striati di bianco e qualche ruga in viso, ma non ci riesco. Ti rivedo sempre ragazzina, che mi corri incontro per darmi un abbraccio e un bacio dicendomi ‘ti voglio bene’. Ti abbiamo cercato per tutti questi anni e continueremo a cercarti.
Non smetteremo mai. Non ci arrenderemo mai. Finché avremo forza, finché avremo fiato, finché avremo vita, tu sarai sempre il nostro primo pensiero. La mia speranza, mai sopita, è che chi sa cosa ti ha portato via dalla tua casa possa avere un rigurgito di coscienza e indicarci come ritrovarti”, si legge ancora nella missiva. Auguri Lellè, buon compleanno figlia mia”.
Oggi sull’argomento il canale Sky, Crime Investigation, in prima serata, trasmetterà una speciale ricostruzione della vicenda in prima TV.