I dati, dai quali emergono che il reparto diretto da Pierfrancesco Grossi ha una percentuale sotto la media nazionale, sono dell’edizione 2024 del Programma nazionale esiti elaborato dall’Agenas.
Mortalità per infarto miocardico acuto: la provincia di Ascoli è al quinto posto nella classifica nazionale, e dunque ha una mortalità tra le cinque più basse d’Italia, a un anno con un tasso percentuale del 6,03%, ed è al ventunesimo posto, e dunque ha una mortalità tre le 21 più basse in Italia, a 30 giorni con un tasso percentuale del 4,98%. Un risultato importante – ancora di più considerando che la media nazionale a un anno è dell’8,57% e a un mese del 7,13% – a dimostrazione ulteriore di quanto l’unità operativa complessa di cardiologia e Utic dell’ospedale ‘Mazzoni’ dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli, dove afferiscono i pazienti colpiti da infarto miocardico acuto della provincia o che si trovano nel Piceno, sia sempre più un’eccellenza nel panorama nazionale.
I dati sono dell’edizione 2024 del Programma nazionale esiti (Pne) elaborato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e fanno riferimento all’attività assistenziale erogata nell’anno 2023 da oltre 1.300 ospedali pubblici e privati. Sviluppato dall’Agenzia su mandato del Ministero, il Programma nazionale esiti rappresenta un osservatorio permanente sull’assistenza ospedaliera che, attraverso l’analisi della variabilità dei processi e degli esiti tra soggetti erogatori e tra gruppi di popolazione, consente di monitorare i trattamenti di provata efficacia e produrre evidenze epidemiologiche sulle interazioni esistenti tra assetti organizzativi, modalità di erogazione e performance assistenziali, anche nell’ottica di far emergere eventuali criticità da sottoporre a specifiche attività di audit.
“Il risultato è in continuità con il passato – dice il direttore dell’unità operativa complessa di cardiologia e Utic dell’ospedale ‘Mazzoni’ di Ascoli, Pierfrancesco Grossi -. La rete dell’infarto e dell’angioplastica primaria h24, che fa capo all’emodinamica del nostro reparto, funziona bene e fornisce questo livello di prestazioni da oltre 15 anni a tutta la provincia. Siamo riusciti a mantenere bassa la mortalità nonostante negli ultimi 10 anni sia aumentata la complessità dei pazienti, che sono più anziani e dunque con più patologie associate che li rendono maggiormente fragili.
Questo risultato – continua –, che ci gratifica in quanto ci pone ai vertici della cardiologia a livello nazionale, è segno dell’ottimo funzionamento della rete cardiologica provinciale, è il frutto del lavoro svolto dai professionisti che operano nel percorso dell’infarto. Percorso che parte dal 118 e finisce alla riabilitazione cardiologica dell’ospedale di San Benedetto, passando attraverso l’emodinamica, la terapia intensiva cardiologica e il reparto di cardiologia. È un risultato che ci ripaga di quanto di buono abbiamo già fatto e ci stimola a fare ancora meglio. Assume inoltre grande importanza, non solo per la popolazione di tutta la nostra provincia, ma anche per tutti i turisti che la visitano, specie nel periodo estivo”.