image La vicenda del debito milionario del consorzio industriale per la gestione del depuratore di Campolungo potrebbe essere l’oggetto di un remake del film “La cambiale” di Mastrocinque. Nel film degli anni Sessanta un imprenditore rilascia a due persone (Totò e Peppino) una cambiale da centomila lire ma non sanno che è scoperta e, a loro volta, la passano al padrone di casa. La cambiale inizia così un giro alla rovescia passando attraverso le mani di diversi personaggi, ognuno con la sua storia tutta particolare per poi tornare al primo proprietario che poi ne firmerà un’altra. E il giro ricomincia. Secondo l’assessore comunale Giulio Natali che proprio sul buco al consorzio industriale si è recato alla Guardia di Finanza, il debito di oltre sette milioni accumulato dal Piceno Consind dipende dalla scellerata convenzione-capestro con la Picena Depur che gestisce l’impianto. Dal 2001 ad oggi, a suo dire, il consorzio industriale non avrebbe avuto il coraggio di revocare quella convenzione ventennale e così il debito cresce costantemente quasi fosse un processo ineluttabile fino a raggiungere quota 7,7 milioni!
Secondo il consiglio di amministrazione del Piceno Consind il debito, invece, non sarebbe frutto di una deprecabile amministrazione ma dipenderebbe dalla Ciip (ex consorzio idrico) che non avrebbe versato nelle casse dell’ente la cifra stabilita nella convenzione sottoscritta nel 2005 per gli scarichi di undici comuni della Vallata del Tronto e soprattutto per l’acquisto del depuratore di Santa Maria Goretti. La Ciip si discolpa sostenendo che avrebbe rispettato gli impegni se fosse stato ceduto proprio l’impianto di Santa Maria Goretti a Offida, operazione prevista nella convenzione ma fallita in quanto bene demaniale. Ma il Coviri, il comitato di vigilanza sulle risorse idriche non la pensa allo stesso modo e così la situazione si è ingarbugliata.
Chi pagherà allora il debito della Piceno Depur che ha già ottenuto dal tribunale un decreto ingiuntivo per la riscossione del credito?
Secondo il direttivo del Consorzio industriale è la Ciip che deve pagare. E per rafforzare la sua tesi ieri sera si è riunito il direttivo del consorzio industriale che ha deliberato la diffida nei confronti della società presieduta da Paolo Nigrotti. Secondo il direttivo del Piceno Consind il canone di 900.000 euro per la depurazione di undici comuni della vallata del Tronto è da rivedere al rialzo per l’aumento demografico nei centri della vallata mentre la somma pattuita di cinque milioni per il depuratore offidano è rimasta nel limbo. Per questo motivo è stata coinvolta la Ciip per stabilire cosa bisogna fare dei vecchi accordi: se non ci sarà risposta sarà inevitabile il ricorso alle vie legali. Il direttivo ha optato per questa soluzione dopo che le reiterate lettere di sollecito per i pagamenti arretrati non hanno ricevuto alcuna risposta da parte degli organi direttivi dell’ex consorzio idrico.
Perchè a sua volta la Ciip non paga? Si vocifera di una cronica difficoltà di cassa per le spese correnti e di una “interpretazione “diversa” data alla convenzione sottoscritta con il consorzio industriale. E non è escluso che alla fine la Ciip non si rivalga sugli undici comuni… E così la cambiale della depurazione continua a girare di mano in mano, pardon di ente in ente, sperando che alla fine a non rimanere con il cerino in mano non sia proprio il contribuente Pantalone!. (Fonte: Corriere Adriatico – Autore: MARIO PACI)

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