La Fondazione Lavoroperlapersona, grazie alla convenzione con il Comune di Rosora (AN), ha inaugurato recentemente la terza sede dopo Offida (AP) e Roma, alla presenza del sindaco (foto di copertina: il Dott.Gabriele Gabrielli, presidente della Fondazione ed il sindaco di Rosora Fausto Sassi).

Un traguardo importante che, a partire dal 2022, consentirà alla nuova sede di ospitare eventi, convegni, laboratori e proiezioni, promuovendo attività educative e culturali che pongano al centro il lavoroperlapersona.

Oggi invece, si terrà uno degli eventi di spicco tra quelli che annualmente la Fondazione organizza e propone: la Cerimonia Premio “Valeria Solesin” per Tesi Magistrale, giunto alla VI edizione.

Qui il link per seguire l’evento.

La cinque tesi vincitrici – già pubblicate e in catalogo presso l’Editore Franco Angeli – sono:
I Edizione – dott.ssa Anna Bertoncini – Educare al patrimonio in una società multiculturale. Problematicità ed esperienze nella scuola e nel museo (2016).
II Edizione – dott.ssa Alice Gamba – La gestione dei conflitti nel contesto interculturale. Un’indagine nella scuola dell’infanzia (2017).
III Edizione – dott.ssa Sara Gabrielli – La scuola come tutrice di resilienza. Una sperimentazione condotta tra Italia e Spagna (2018).
IV Edizione – dott.ssa Anna Ravaschietto – L’etica animale: la voce della cura (2019);
V Edizione – dott.ssa Nicole Ayangma – Le molestie sessuali Studi e ricerche sulla natura del fenomeno con un focus sulle università. Una sperimentazione condotta tra Italia e Spagna (EASISI-U) (2020).

“La crisi sanitaria, economica ed ambientale della nostra epoca – con i cambiamenti culturali e paradigmatici che inevitabilmente ogni momento di “rottura” porta con sé – dichiarano fonti della Fondazione – ha aperto la strada ad una domanda che progressivamente si sta insinuando all’interno delle istituzioni e della politica: che mondo stiamo lasciando ai giovani? Una sorta di bagno di realtà sta investendo chi fino ad ora non è stato in grado di avere lo sguardo veramente rivolto in avanti e di prendersi cura di chi avrebbe occupato quello spazio. Queste crisi sono il potente segno di una economia spesso inefficiente e irresponsabile, guidata da un individualismo di fondo che si è rivelato dannoso e le cui conseguenze, come spesso accade, impatteranno sul futuro. È sotto gli occhi di tutti che saranno le nuove generazioni a pagare lo scotto degli errori commessi da chi avrebbe dovuto tutelarle.

Se si guarda ai giovani, è possibile scoprire una forza straordinaria, un forte senso di indignazione e un potente desiderio di giustizia: un grido che più volte ci hanno dato modo di ascoltare. Si assiste, soprattutto nelle piazze e nei social, ad una inversione dei ruoli: mentre le generazioni più anziane si arenano nella costruzione di policy efficaci per tutelare il domani del pianeta, i giovani già immaginano e propongono prospettive di sviluppo alternative e sostenibili. Le nuove generazioni lottano non tanto per vivere nel miglior modo possibile il proprio futuro, ma per garantirsene uno.

Ad oggi, sembra che le loro richieste stiano piano piano riuscendo a penetrare nei vertici della politica internazionale, la quale ha iniziato ad accogliere, seppur timidamente, le tante manifestazioni di malcontento. Ecco, dunque, le parole pronunciare in favore di manovre di innovazione per salvare il mondo dalle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici, per risanare l’economia, per tentare di riparare agli errori commessi con la speranza di lasciare un mondo migliore alle generazioni del futuro.

Oltre che interrogarsi sulla reale serietà di queste intenzioni – che faticano a diventare vere azioni di intervento – bisogna chiedersi a chi si rivolgono veramente queste parole e questi progetti: a chi si sta parlando? Quanto accaduto durante la recente COP26 è sicuramente emblematico nell’analisi di questo fenomeno: le parole dei giovani sono riecheggiate tra i grandi della politica come fossero le loro, mentre chi le ha pronunciate è stato lasciato fuori. Sembra che si continui a portare avanti lo stesso individualismo – mascherato oggi da molte belle parole – che immagina e costruisce un futuro senza coinvolgerne i protagonisti. Nel parlare di futuro è fondamentale costruire un ponte intergenerazionale, che coinvolga equamente coloro che sono implicati nella sua architettura e coloro che lo attraverseranno, in una chiave di incontro inclusiva, che ne garantisca solide fondamenta e che lo orienti verso una visione comune.

È possibile, dunque, aprire un reale canale di comunicazione intergenerazionale che sia efficace e produttivo? Come coinvolgere le nuove generazioni nella costruzione del loro stesso futuro? Cosa possono fare le istituzioni per aprirsi ad un vero e proprio dialogo con i giovani che ponga al centro la relazione e il riconoscimento? Come prendersi cura del loro futuro?

Il Premio “Valeria Solesin” – concludono – è il nostro ponte intergenerazionale, l’occasione di dare voce ai giovani sostenendo i loro progetti di ricerca e costruendo insieme nuovi spazi di riconoscimento e visibilità. La tesi vincitrice verrà pubblicata nella collana LAVOROperLAPERSONA grazie alla collaborazione con l’editore Francoangeli”.

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