artigianato

STORIA DEL MERLETTO AL TOMBOLO

500 anni di pregevole lavorazione artigianale (stralcio)

Per gentile concessione del compianto Dott. Vitale Travaglini

© Offida.info

Alle merlettaie di Offida che, nel corso dei secoli, al ritmo sinfonico scandito dai fuselli, hanno realizzato, nella lavorazione del merletto, armonie di disegni e preziosismi d’arte.

PREMESSA

Le mie pubblicazioni sulla storia, sui personaggi, sul carnevale e sull’artigianato locale, hanno lo scopo di fornire interessanti notizie e di tratteggiare un quadro veritiero ed abbastanza significativo sui valori reali della città di Offida. E’ un impegno di ricerca e divulgativo che può essere utile e servire, non solo oggi, ma, anche, in una prospettiva futura, per un più profondo stimolo culturale.

Guglielmo Allevi (Offida 20.4.1834-30.11.1896), poeta, scrittore, storico, politico e paletnologo così scriveva: -A questa raccomandazione faceva seguire una sua preoccupazione-: ‘E un appello accorato di un persona che ha veramente amato il suo paese, cui ha dato lustro con le sue molteplici attività culturali e di ricerca. Al nome di Allevi va associato quello di Rosini, Arduini e Marchionni.Il retaggio di studi e notizie, di alta rilevanza e degno di una profonda attenzione, che ci proviene dal nostro passato, impone, quindi, una continuità fattiva e responsabile. Su tali presupposti si pone questa ricerca storica sull’antica produzione locale:

IL MERLETTO a TOMBOLO e FUSELLI.

Il pregio e le qualità di un bel prodotto vengono, in modo maggiore, apprezzati, quando sono note notizie sulla sua provenienza, lavorazione e produzione. E fra le cose belle rimane, ancora, il merletto, che, col suo mirabile intreccio di fili, riesce a costruire disegni tenui e delicati, facendo rivivere il piacere di un costume del passato, impreziosito da laboriosità e da squisita sensibilità per l’arte e la raffinatezza.

In Offida la passione per il lavoro era sapientemente congiunta con l’amore per l’arte, concepita come godimento estetico, in una città che, nel suo sviluppo attraverso i secoli, ha sempre previlegiato il concetto di bellezza e di qualità. Artisti stimati ed apprezzati hanno realizzato opere che tuttora costituiscono un patrimonio culturale di prim’ordine.

I nomi del “Maestro di Offida”, del De Magistris, dell’Allegretti, nel campo della pittura, ed il ricercato stile architettonico delle chiese, del palazzo comunale e di residenze private sono testimoni di questa realtà cittadina. In un tale contesto era, quasi naturale, che potesse fiorire la lavorazione artistica del merletto, che rivive fino ai nostri giorni, custodita, di generazione in generazione, con passione e devozione profonda.

Quanto ho scritto è rivolto, in modo particolare, a tutti coloro che amano il nostro merletto e ne apprezzano il valore e come espressione artistica e come esaltazione di una tradizione splendida ed affascinante. Anche il turista, che guarda e passa, può trovarvi validi motivi di buon ricordo. Ho inteso, anche, con questa pubblicazione su una prestigiosa ed antica attività artigianale, colmare un vuoto, poiché ,fino ad ora, sul merletto di Offida, si è scritto in modo frammentario ed incompleto. Reputo, perciò, che fra le tante iniziative prese, anche con impegno finanziario, questa debba essere considerata valida, seria e proficua sotto l’aspetto culturale e soddisfacente dal punto di vista informativo.

Anche se gli storici e studiosi offidani hanno fornito notizie scarse o insufficienti, è possibile, però, ricostruire la storiografia del merletto lavorato in Offida fin dal 1500. Nel mese di Giugno del 1896 ho pubblicato una ricerca, stampata su computer ed in numero limito di copie, dal titolo : IL MERLETTO A TOMBOLO DI OFFIDA-ANTICA ATTIVITA’ ARTIGIANALE.

In essa ho tracciato la storia generale del merletto, con particolare riguardo a quello di Offida, rilevandone, anche, gli aspetti artistici, decorativi, economici, sociali e sanitari. Ho descritto la tecnica di lavorazione e dati consigli atti a conservare bene il merletto ed a distinguere la differenza tra quello lavorato a mano o prodotto con le macchine.

Questa edizione costituisce una ristampa della precedente, completamente esaurita, che ha riscosso numerosi consensi, di cui ringrazio. L’Assessorato alla cultura del Comune di Offida e la Pro Loco, ne hanno tratto il testo riportato sui depliants pubblicitari della mostra del merletto del 1996 : ciò a conferma della validità di quanto da me è stato scritto e dell’interesse che è riuscito a suscitare. Inoltre, in prospettiva dell’istituzione, in Offida, di una scuola di merletto, ad alcune lavoratrici, interessate all’iniziativa, ho preparato un programma e tracciata un’ipotesi di lavoro sulla base degli argomenti oggetti della mia pubblicazione.

Tutto ciò mi ha spinto a proseguire nello studio e nelle ricerche sul nostro merletto. In questo nuovo scritto ho apportato modifiche, inserito altri capitoli e valutazioni derivate, anche, da opportuni suggerimenti che mi sono pervenuti. A me, come privato cittadino, rimane la soddisfazione di aver reso un buon servizio alla nostra comunità, con questo contributo finalizzato all’informazione ed alla diffusione della conoscenza dei valori culturali e tradizionali locali.

La presente pubblicazione è stata stampata con il patrocinio della CASSA di RISPARMIO di ASCOLI PICENO, attraverso la SUCCURSALE di OFFIDA, che ha ritenuto valido ed interessante questo studio, per la prima volta organico e completo, sul noto ed importante manufatto di tradizione antica e di qualificato valore artistico. Costituisce, così, una positiva iniziativa finalizzata a migliorare la conoscenza del merletto prodotto in Offida ed a valorizzarne efficacemente l’immagine. E’ doveroso, pertanto, da parte mia, esprimere i sensi del più profondo ringraziamento alla Direzione per il privilegio che mi è stato riservato e l’apporto finanziario concesso.

Offida, giugno 1997.

Dott. Vitale Travaglini

ASPETTI DELL’ABBIGLIAMENTO UMANO FINO AL 1400.

Il clima, le necessità imposte dai rapporti sociali e la naturale tendenza ad adornarsi hanno contribuito a fare indossare, al genere umano, abiti di un certo tipo ed in un dato modo. I progressi della civiltà sotto climi diversi, le credenze religiose di ogni singolo popolo ed il tenore della vita hanno determinato le trasformazioni avvenute attraverso i secoli.

Le vesti, da sempre, hanno avuto il duplice compito di ricoprire il corpo e di adornarlo. Col crescere delle condizioni civili si è manifestata la tendenza a coprire maggiormente il corpo e rendere l’aspetto ornamentale ed estetico più ricco e più bello. Le prime vesti furono quelle fornite dalle pelli degli animali cacciati. Successivamente la pastorizia e l’agricoltura permisero la creazione di fibre tessili animali, quali la lana, il pelo di cammello, la seta, o vegetali come il lino, la canapa ed il cotone. Presso gli antichi popoli persiani, egiziani, greci, romani, etruschi, cinesi si produssero pregevoli vesti di fibre vegetali o animali.

Nel medioevo si manifestò una maggiore esigenza nella forma, nella finezza e raffinatezza dell’abito, per il diffondersi della vita mondana, dovuta all’affermarsi delle signorie, principati e monarchie. Parimenti si generalizzò l’uso della biancheria personale, domestica, dei corredi di nozze e delle chiese. Si svilupparono, così, le corporazioni delle arti e mestieri, tra cui quelle dei lanai, setaioli, tessili e sarti. I requisiti di eleganza, uniti a quelli di bellezza e ricchezza, richiesero l’apporto di altre attività artigianali, come quelle del ricamo, del passamano, dei galloni e del merletto.

RICAMO è un lavoro eseguito su un tessuto, per ornamento, con ago e filo o mediante sfilatura, seguendo un dato disegno. Il filo è di lana, di seta, di lino e, nell’antica Cina, anche di carta dorata o argentata. Sembra che non fosse sconosciuto presso i popoli antichi dell’area mediterranea. Ma fu nell’Estremo Oriente che il ricamo divenne una vera e propria arte, diffusasi nel medioevo, attraverso contatti commerciali, per il suo gusto decorativo, tra i popoli occidentali. Dal 1300 fu uno dei più usati motivi ornamentali ed ebbe uno svariato impiego di punti. Il nome deriva dall’arabo : raqana = tessuto su stoffa.

PASSAMANO è un nastro o cordoncino o fiocco o frangia, di vario spessore e qualità, che si applica sopra le cuciture od ai bordi, per guarnire biancheria, abiti, tende e tappezzerie. ‘E prodotto impiegando lino, lana, seta, canapa, cotone. Il termine deriva dall’antico sistema di lavorazione, in cui la trama veniva passata a mano(da cui il nome) attraverso l’ordito.

GALLONE è un fregio, tessuto o ricamato in oro o argento sulle maniche o sui berretti, come distinzione di grado.

MERLETTO è un’arte sconosciuta prima del 1400.La sua comparsa fu dovuta alla necessità di aggiungere, ai lembi delle vesti e della biancheria, un elemento di valore artistico e di funzione estetica, in modo di renderli più preziosi ed attraenti.

L’ARTE DEL MERLETTO.

Un velo o tessuto a punti radi, a nodi od a intrecci svariati, in modo da formare motivi decorativi traforati, ripetuti più volte, viene, comunemente denominato : merletto, pizzo o trine.

MERLETTO è un diminutivo di -merlo- (forse dal tardo latino murus = muraglia), la parte del parapetto che sorge ad intervalli uguali sopra le mura di castelli, torri o palazzi medievali. Per somiglianza coi merli, che ornavano le mura, si indicarono, col nome di merletto,le guarnizioni ai lembi delle vesti o della biancheria.

PIZZO deriva dalla radice – piz = punta – ed indica una guarnizione a punta.

TRINA viene dal latino – trinus = triplice – punta a triangolo -, quindi, treccia a punta triangolare.

Il merletto è, così, un tessuto trasparente, lavorato con fili diversi, intrecciati, annodati o cuciti. I filati usati possono essere : il lino, la seta, il cotone e l’oro, che devono avere sezione costante, per lo più circolare, e lunghezza molto rilevante rispetto al diametro della sezione. Viene detto punto, ogni avvolgimento o nodo fatti con il filo. La confezione viene praticata in maniera differente : con l’ago, con l’uncinetto o con i fuselli:

AGO (latino – acus = punta-) è un’asticciola di acciaio o di osso o di legno, appuntita da un lato e fornita dall’altro di un foro (cruna), attraverso il quale si fa passare il filo;

UNCINETTO (diminutivo dal latino – uncus = arpione-) è, anch’esso, un’asticciola, di materiale vario, con una punta a forma d’uncino;

FUSELLO (diminutivo di fuso) è un piccolo arnese di osso o di legno leggero, lungo ed arrotondato, rigonfio ad una estremità ed affinata dall’altra, che è provvista da una sporgenza necessaria a trattenere il filo, che vi è avvolto, per la confezione del merletto. L’arte di lavorare il merletto può essere fatta risalire al 1400 ed il suo sviluppo fu favorito dalla diffusione dell’uso della biancheria. Il merletto ad ago od uncinetto e quello a fuselli hanno avuto, però, origine e diffusione diversa.

IL MERLETTO ad AGO od UNCINETTO derivò dal ricamo, mediante sfilature che venivano intrecciate in modo da raffigurare disegni geometrici (fiori, stelle, ecc.). Nobildonne, dame, suore e popolane se ne occuparono fin dal 1400 e veniva elencato negli inventari di dote. Alla stessa epoca si trova citato nei documenti di ricche famiglie, il “redizellis o reticello”, lavoro eseguito con l’ago a punto rammendo o a punto smerlo, costituente la base del “punto in aria”. Ma gli esperti non sono d’accordo se lo si debba considerare come un merletto. Contemporaneamente comparvero opuscoli o libretti che riproducevano figurazioni e riportavano istruzioni.

Si possono ricordare – IL BURATO di Alessandro Paganino – LA FONTANA DEGLI ESEMPLI del Pelliciolo–LA CORONA DELLE NOBILI ET VIRTUOSE DONNE e IL GIOIELLO DELLA CORONA di Cesare Vecellio-.

Tali pubblicazioni non mancarono di senso artistico e di fantasia. Ad opera di dame ed artisti veneziani venne introdotto, nel 1700, il fantasioso e ricco “punto in aria”. A questo seguì il “punto a fogliame o gros point de Venise”, che aveva l’aspetto dell’avorio scolpito, pieno di festoni pomposi, in antitesi al delicato merletto “a roselline”. I più grandi pittori, dipingendo dame e gentiluomini, indugiavano a ritrarre i collari, le guarnizioni delle maniche e gli ornamenti dei decollettes. Nel frattempo la Francia, ove si realizzò il “point de France”, frutto di modificazioni e miglioramenti del “punto a fogliame”, conquistò la moda femminile. Venezia, poi, alla fine del 1700, riuscì a riprendere il dominio della qualità, per la squisitezza del lavoro, con il – punto di Venezia col fondo – ed il – punto di Burano.

Il MERLETTO a TOMBOLO con FUSELLI nacque, anch’esso, nel 1400, ma originò dall’arte di lavorare galloni e passamano. Questi prodotti, lunghi e stretti, erano confezionati su piccoli telai molto semplici o su cuscini ovali, in cui la trama era passata a mano (da ciò il nome) attraverso l’ordito, con il sussidio di spilli. Nella tessitura, invece, la trama, avvolta nella spola, contenuta nella navetta, è inserita, tramite il movimento di questa, nell’ordito. Se si considera l’insieme tombolo – fuselli, notiamo che esso costituisce un mirabile telaio in miniatura, in cui l’artigiana può agevolmente lavorare su un disegno prestabilito. Bisogna osservare che ci troviamo di fronte ad una concezione evolutiva, utilitaristica e funzionale di tecnica di lavorazione.

Nel 1476 il merletto a tombolo fu citato in un documento della corte estense a Ferrara. La qualità e la finezza del manufatto erano, però, inferiori a quelle del merletto ad ago. Sono stati importanti centri di produzione e di diffusione Genova e la costa ligure, alcuni paesi della Lombardia. Si distinguono, per le loro caratteristiche artistiche, i merletti di Offida, nelle Marche, di San Sepolcro, in Umbria e di Pescocostanzo, in Abruzzo.

Nel 1700 il primato del merletto a fuselli passò alle Fiandre,per l’uso del”punto d’Inghilterra”, e la produzione dei famosi merletti di Bruxelles, Pottenkant, Duchesse e Bruges. La Francia creò il”punto di Parigi” ed il merletto Chantilly. Nella Spagna le migliori produzioni furono a Granada ed a Barcellona. Un’antica produzione del merletto a fuselli la vanta la Germania,ove si attribuisce l’invenzione di quest’arte ad una certa Barbara Uttmann,nel 1565. Una buona produzione si verificò in Irlanda, che ha dato il Carrickmacross ed il Limerick, forse più vicini al ricamo.

Verso la metà del 1700 il merletto iniziò ad essere prodotto dalle fabbriche,che custodivano gelosamente disegni e procedimenti.Le prime macchine furono create in Inghilterra: Hammond di Nottingham riuscì a produrne su un telaio da calze: la macchina fu, poi, perfezionata, nel 1818, da Heatcot e Morley.

In Francia la macchina fu introdotta da Napoleone e, con l’applicazione del sistema Jacquard, si potevano imitare alla perfezione tutte le trine prodotte in quella nazione. Nel 1829 Heilmann costruì una macchina che poteva imitare i merletti di Venezia, anche ricchi di rilievi, e di altre località. Attualmente la produzione meccanica del merletto costituisce una florida attività in tutti i paesi industrializzati.

IL MERLETTO AL TOMBOLO E FUSELLI DI OFFIDA

Fattori diversi contribuiscono a creare la storia, la civiltà e l’orientamento artistico di una città : tra essi sono da annoverare,come in Offida,la lavorazione ed il commercio del merletto al tombolo (dal latino-tumulus=tumulo) e fuselli, che si possono far risalire al 1500. Non si è lontano dal vero, supponendo che questa attività fosse stata introdotta e sviluppata da dame o nobildonne, inserendosi, facilmente, su una produzione locale di passamaneria. Una prima menzione del pizzo, prodotto in Offida, risale all’anno 1511, come è riferito in questo documento, riportato dal sig.Filete Fazi,nel 1940, in un suo articolo sul giornale locale-Vita Picena-.

Agli inizi del 1600 la lavorazione e la produzione del merletto,in Offida, erano conosciute per qualità e raffinatezza ed il manufatto era ricercato ed esportato dai mercanti, come lo si desume dall’elenco delle merci,in un contratto di compravendita (arch. notarile di Ascoli Piceno) datato il 24 Maggio 1612.Vi furono indicati.Il prodotto era,a quei tempi, garantito dal nome del luogo ove veniva confezionato.

Nel 1634 la sig.ra Orontea Sgariglia donò, per l’appartamento del Magistrato nel Palazzo Comunale,oltre al vasellame e mobili,una”coperta di teletta rigata di bambacino e seta”.

Si può intendere che la coperta era ornata di disegni geometrici (rigata) che sono propri del merletto. Guglielmo Allevi (1834-1896), in A ZONZO per OFFIDA, illustra le manifestazioni che si celebravano,il 3 maggio,per la festa della S.Croce. Nel descrivere l’abbigliamento del Capitano del popolo, che presiedeva l’organizzazione, fornisce questa notizia : -Un duecento anni fa, come rilevo da una vecchia pittura, il Capitano vestiva un giubboncelo azzurro coi rovesci alle maniche rossi, disotto a’ quali escivano ricche gale di trina-.

Il merletto,nel 1600, era già una florida ed importante attività artigianale ed anche fonte di sostentamento delle famiglie del luogo, come si può desumere dal seguente brano tratto dal SUMMARIUM ET INFORMATIO SUPER DUBIO riguardante il processo di canonizzazione e beatificazione del Beato Bernardo (al secolo Domenico Peroni – Offida 7.11.1604 -22.8.1694) e risalente al 1781.

Questo documento,notevole per il suo valore storico,riporta fatti che hanno una collocazione temporale nella seconda metà del 1600 e descrive, in modo semplice, ma preciso, la tecnica di lavorazione di allora, rimasta invariata fino ad oggi. Nel basamento del monumento al Beato Bernardo lo scultore offidano Aldo Sergiacomi(1912-1994) ha realizzato,in sei pannelli di bronzo,scene della vita del beato e, tra queste, l’episodio dell’incontro con le merlettaie.

Una valutazione di queste fonti od episodi porta ad escludere che la pratica artigianale del merletto fosse stata introdotta e diffusa,come reputato e scritto da qualcuno, dalle suore benedettine,giunte in Offida solo nel 1655 circa, quando già erano fiorenti la lavorazione ed il commercio del detto manufatto, costituendo, così, un proficuo introito famigliare.

Nel 1700, poi, vi fu una cospicua produzione locale che indusse alcune comunità della zona ad inviare, nel 1728, al papa Benedetto XIII la seguente petizione:.Maria Carlini(1762-1833),figlia del pittore offidano Giuseppe Carlini,vedova, senza prole, del violinista cecoslovacco Giuseppe Sieber, raccolse nella propria casa, le figlie dei poveri,istruendole nei “principi della religione, del leggere e dello scrivere, de’ lavori di maglia e cucito”. (Domenico Ciabattoni-Istituti di beneficienza del Comune di Offida-1914).

Non appare, però, chiaro che vi si insegnasse,anche,l’arte della lavorazione del merletto, come,generalmente si crede in Offida. Carlo Arduini in Memorie Istoriche della città di Offida, edito nel 1844, fa cenno all’industria del merletto. Nel corridoio che immette nella sala consigliare sono esposti dei quadri donati,nel 1700,al comune di Offida, da padre Paolo Cipolletti e raffiguranti insigni personaggi religiosi di origine offidana. Due di essi sono importanti, perchè‚ ritratti con vesti e paramenti sacri,adornati da merletti,con disegni dell’epoca. Anche nelle chiese vi sono quadri in cui appaiono figure che indossano vestiari orlati da merletto.

Antonio Marchionni nel volume NOTIZIE STORICHE E STATISTICHE DI OFFIDA, edito nel 1889, indicava in 137 il numero delle “lavoratrici in merletti”. Precisava, poi, che in Offida fioriscono moltissime industrie fra cui quelle del baco da seta, quella dei merletti di filo e di seta ricercati in tutta Italia e premiati all’Esposizione Provinciale di Fermo.

Tutto ciò a conferma come il merletto avesse raggiunto un livello di qualità tale da imporsi nel mercato nazionale e di ottenere ambiti riconoscimenti e meritati premi. Sul settimanale locale OPHYS, del 8.1.1893, fu pubblicato quanto segue: Guglielmo Allevi(1834-1896), studioso e scrittore offidano,nel volume “A zonzo per Offida”, al capitolo – Come vestivano le nostre contadine mezzo secolo fa – ci informa che si ornavano il capo con un telo di lino bianco, chiamato volgarmente “tovajolo” (tovagliolo), orlato da pizzi.

Sulla produzione e lavorazione del merletto in Offida ci vengono forniti dati e notizie che dimostrano come il manufatto, almeno dopo l’unità d’Italia,avesse una sua connotazione caratteristica di durata e di robustezza, che, uniti a quelli della qualità e del disegno, lo rendevano ricercato nel mercato.

Fino al 1800 la richiesta maggiore del merletto era per decorazioni di tovaglie d’altare, di paramenti sacri e di corredi. Successivamente dovette soddisfare, in una società più evoluta, le preferenze per i servizi da tavola e di abbigliamento, che ne rendevano l’uso più frequente e di conseguenza la necessità di una maggiore pulizia, pratiche che portavano a rapida usura i merletti più delicati e meno resistenti.

I costi dei merletti di pregio erano alti e la lavorazione meccanica, ormai perfezionata, era competitiva sui mercati ed iniziava ad avere una sua clientela. Sul finire del secolo passato l’industria del merletto ebbe una qualche flessione,sia per la concorrenza del merletto confezionato a macchina, sia perchè‚ le donne, nel centro urbano, trovarono occupazione nelle “bigattiere” (stabilimenti bacologici per la produzione dei bozzoli della seta).

La situazione rimase tale fino al primo ventennio del 1900. Intorno al 1918 la “PREMIATA CASA BACOLOGICA SALVATORE III SERGIACOMI” di Offida regalava, per incrementare la vendita del seme-bachi, metraggi di merletto a secondo la quantità (once) di seme acquistato.

A tale scopo pubblicò un catalogo illustrato,che,oltre a reclamizzare il prodotto,invitava ad apprezzare il merletto al tombolo di Offida con la seguente precisazione:>Non confondere i merletti eseguiti al tombolo con i merletti fatti a macchina; i merletti lavorati al tombolo,sono pieni di valore intrinseco,e possono ornare abiti e biancheria di parecchie generazioni quelli invece fatti a macchina,quanto talora di molto apparenza, non hanno alcun reale valore e brevissima durata.

Ad opera dello scultore offidano, Aldo Sergiacomi (1912-94), fu realizzato, nel 1983, il MONUMENTO alla MERLETTAIA, situato all’ingresso di Offida vicino alla Rocca. E’ un gruppo bronzeo con tre figure femminili: un’anziana,una giovane ed una bambina, a rappresentare le tre diverse generazioni impegnate nella lavorazione del merletto, come simbolo di continuità.

ASPETTI ARTISTICI E DECORATIVI

La lavorazione del merletto è il frutto di un delicato ed intelligente lavoro,nobilitato dal fascino e dal piacere di poter realizzare un manufatto da ammirare,da mostrare e conservare. L’impegno della merlettaia non è solo manuale,ma,anche,di sensibilità profonda e di amore per ciò che elabora:il lavoro concepito come espressione artistica.Questa attività si compie secondo regole dettate dall’esperienza e dall’applicazione,che richiedono,anche,un certo ingegno.

Il complesso di tecniche e di metodi,concernenti la realizzazione dell’opera in filo, si basa perciò sull’abilità, talento e capacità. E la merlettaia, anche non colta, possiede, in embrione, temperamento gentile, gusto raffinato e sensibilità alla bellezza.

Prima di essere artigiana è virtualmente artista. Il merletto può essere inteso come arte a carattere figurativa, cui la merlettaia ha contribuito, non poco alla sua evoluzione estetica, pratica ed ambientale. Dalle abili mani delle antiche antiche merlettaie fiorivano lavori leggeri e trasparenti,intessuti di volute, fogliami, frutti, fiori, stelle, crocette ed altri motivi geometrici.

I disegni, nella loro fastosa eleganza, erano semplici,lineari e geometricamente puri. Il gioco labirintico del chiaro e dello scuro,quasi magica realizzazione di ombre e di sfumature,era semplice e fantastico.La figurazione di persone e di animali, anche se rara,era pregevole. La produzione del merletto serviva per orlare federe e lenzuoli nuziali,per guarnire il vestiario di dame e cavalieri e decorare tovaglie d’altare e paramenti sacri. Vi fu poi un’evoluzione nel disegno che si ispirò a quello veneziano e rinascimentale.

Le migliorate condizioni economiche e sociali richiesero una figurazione più ricercata e classicheggiante.L’uso più continuato e la necessità di frequente pulizia portarono alla ricerca di maggiore resistenza e solidità. Le commissioni,in prevalenza,erano per merletti per servizi da tavola,da tè e da caffè,per soddisfare le esigenze non solo dei ricchi,ma, anche,quelle di una nuova borghesia opulenta ed emergente. Rimanevano invariate le richieste per corredi nuziali,che rappresentavano un segno di distinzione e di agiatezza.

Nella preparazione dei disegni ebbero un ruolo primario i pittori locali,che in precedenza sono stati citati. Notevole fu poi l’apporto di artigiani, che avevano affinato le loro capacità alla scuola del disegno geometrico e di ornato prima, ed a quella di arte e mestieri poi.

Una migliore grafica del disegno ed un più diffuso uso della figurazione si riscontrarono nella lavorazione del merletto. La tecnica di elaborazione era tramandata da madre in figlia e studiata ed aggiornata da volenterose e preparate signore e signorine locali. Il carattere geometrico, semplice e lineare dello stile tradizionale, congiunto a quello figurativo più evoluto, ha reso possibile una realizzazione di opere di alto contenuto estetico.

Alcune abili lavoratrici riescono a realizzare quadri, raffiguranti palazzi,chiese e scene di vita quotidiana,ecc.. Si deve però far rilevare che, da sempre, la lavorazione del merletto è stata un’attività svolta dalle donne del paese, che custodivano gelosamente i segreti della tecnica di esecuzione ed erano restie ad insegnarla alle donne della campagna ed a quelle forestiere.

ASPETTO ECONOMICO E PROSPETTIVE COMMERCIALI

La merlettaia, che all’inizio attuava una produzione a fini domestici o famigliari, cominciò ad esercitare un’attività volta ad ottenere proficui vantaggi economici. Poteva liberamente lavorare in casa,non aveva la necessità di un laboratorio,riusciva ad adempiere,nello stesso tempo,alle incombenze della famiglia.

Alla lavorazione del merletto è legata l’attività, non meno redditizia, dell’applicazione del manufatto sulla biancheria, vesti e tovaglie, per l’orlatura o la decorazione. Nel ciclo produttivo si inseriscono così tre categorie lavoratrici: il cartonista, la merlettaia e l’applicatrice.

Altro aspetto economico da considerare è quello rappresentato dalla commercializzazione. Questa può essere fatta direttamente dalla merlettaia, da intermediari, che raccolgono dalle lavoratrici il manufatto o dai negozi adibiti alla vendita, che dispongono di un vasto campionario. Il merletto si dimostra, così, una realtà vantaggiosa per l’economia locale.

Il numero delle lavoratrici è ora ridotto rispetto al passato, anche se alla lavorazione si dedicano le donne della campagna, non più impegnate nei lavori agricoli. L’attività femminile si svolge, di preferenza, nel campo delle professioni, nelle fabbriche o nell’accudire la famiglia. Però nel tempo libero,la maggior parte si dedica anche al lavoro del merletto. Più per passatempo o soddisfazione che per lucro, alcuni uomini si applicano al lavoro del merletto. Si compiace di questo hobby il sig. Irvino Filippoli, di professione portalettere.

Non si deve però perseguire l’indirizzo nostalgico della quantità, ma puntare sulla qualità del prodotto che rappresenta l’aspirazione legittima di ogni acquirente. La qualità è di molto migliorata rispetto al passato, per aggiornamenti, contatti, partecipazioni a mostre con impegni tematici e commissioni con soggetti particolari, tutti nel quadro della tradizione locale.

Ciò non solo può portare vantaggi per il turismo, limitati di solito ai mesi estivi, ma una possibilità di lavoro e di commercio per l’arco di uno o più anni. Il merletto, che è un lavoro delicato, non deve essere solamente pensato come elemento romantico e prezioso. Il campo della moda offre infinite possibilità di applicazioni che gli stilisti, con vera maestria, sanno mettere bene in luce, ottenendo effetti di raffinatezza e di modernità, secondo le esigenze o gli scopi prefissosi.

Possono fare concessioni all’eleganza, ravvivare un capo di vestiario, proporre elementi originali, accessori classicheggianti e forme particolarmente nuove. Anche gli arredatori hanno compreso l’enorme valore decorativo che il merletto riesce a dare agli ambienti, su cui possono giocare con la trasparenza, che permette interessanti effetti cromatici con i colori dei tessuti sottostanti; fa risaltare, sui tavoli, cristalli ed argenterie; riveste, con brillanti effetti decorativi, poltrone e divani; riesce a dare alla camera da letto un ambientazione intima e segreta, ornando lenzuola, federe, copriletto; esalta la femminilità con i drappeggi sulle toilette.

I merletti, disposti sopra le lampade dei paralumi, rendono la luce soffusa ed aumentano nell’ambiente la sensazione di raccoglimento. E’ possibile creare con volute simmetriche un elegante gioco di prospettive. Il merletto, inserito come protagonista in ogni locale ed in ogni ambiente, riesce sempre a produrre e far recepire messaggi di stile, di raffinatezza e di decoro di rara efficacia e piacevolezza.

Se si vuole mantenere viva una tradizione artigianale di alto valore culturale, ma con l’intento di ottenere un utile e proficuo vantaggio economico e commerciale per la comunità locale, si rende necessario una concezione moderna e responsabile delle varie promozioni, delle programmazioni e degli impegni finanziari che si vorranno assumere. Fino ad ora tutto è poggiato su iniziative varie e diversificate, con indirizzi disparati e spesse volte dispersivi che, quantunque, economicamente rimunerativi, non sono stati sufficienti a produrre quel salto di qualità da tutti auspicato. Le mostre del merletto, poi, non accompagnate da convegni e dibattiti, hanno prodotto talvolta un immagine incompleta e forse distaccata.

ASPETTI SOCIALI E SANITARI

L’iconografia rappresenta, più delle volte, la merlettaia china sul”capezzale”, al maneggio dei”fuselli”, senza un sorriso, assorta al suo lavoro. E’ un aspetto che ispira un senso di solitudine e di tristezza. Ciò è vero se la immaginiamo sola, ma inserita in un contesto di gruppo paesano la sua figura cambia di molto.

Il lavoro singolo si collettivizza sullo sfondo i vicoli, piazzuole, chiese. Su questo aspetto, gradito ai visitatori, tutti focalizzano il loro ricordo. Proprio per ovviare ad una paventata solitudine, la merlettaia, fin dai tempi passati, siede con le vicine scambiando opinioni, pettegolezzi, ricevendo e dando consigli.

Tutto si svolge al ritmo ovattato, ma quasi sinfonico, scandito dal fruscio dei fuselli, senza l’accenno ad una qualsiasi canzone. Manca perciò l’allegria festosa delle lavoratrici dei campi, spesso defaticante e rasserenante: ogni lavoratrice modifica se stessa secondo un rapporto drammatico, accompagnato da esigenze individuali, riferito all’ambiente che la circonda ed in cui vive. La merlettaia assurge a simbolo della pace e della serenità che permeavano, nei tempi passati, l’atmosfera del paese.

Il lavoro non comporta rischi, ma si possono determinare delle patologie legate al ridotto movimento, come la stipsi e l’osteoporosi; alla posizione seduta, come la cifoscoliosi o disturbi oculari, come le retinopatie e la cataratta. Talvolta si può verificare l’ingestione accidentale di uno spillo che nello nello stomaco si posiziona con la capocchia in senso della peristalsi intestinale e viene espulso per via naturale.

Oggigiorno è possibile intervenire col gastroscopio operatore ed asportare dallo stomaco lo spillo, senza aspettarne la pericolosa e preoccupante attesa, costituita dal tempo impiegato dal transito addominale. Sarebbe opportuno che le autorità sanitarie attuassero un sistema di controllo e prevenzione, specie sulle lavoratrici più giovani o più esposte.

LAVORAZIONE DEL MERLETTO AL TOMBOLO
-Attrezzatura e tecnica-

Per indicare la loro attività lavorativa le merlettaie usano l’espressione dialettale fare le”lenze” o “lu capezzale”. Nel primo caso,lenza (dal latino lintea =fatta di lino), non si riferisce all’attrezzo usato per la pesca, ma ad un manufatto confezionato con il lino, il cui filo era, nei tempi passati, usato per la produzione del merletto.

L’altra espressione, capezzale (dal tardo latino-capitiale = cuscino, guanciale), serve ad indicare il tombolo, un cuscinetto per il lavoro del merletto a fuselli, che può avere forme diverse. Quella più pratica e più in uso è rappresentata da un rullo dalla lunghezza di cm.25-30 e dal diametro di cm.15-18.

E’ bene imbottito di segatura di legno e ricoperto con fodera lavabile, in preferenza di color verde. Il tombolo viene poggiato su un reggitombolo o trespolo (dal latino tres=tre;pes=piede),s upporto di legno, spostabile e movibile, che poggia su tre piedi, formato da una cavità, dall’aspetto di un tronco di cono, composto da piccole doghe tenute insieme da due o più cerchi di legno o di metallo. In dialetto viene chiamata, anche, PREBENNA, dizione volgare di PREBENDA (latino-praehabenda – da : praehabere=avere davanti), che era l’offerta dedicata ad una divinità.

La prebenna era anche una misura locale di capacità, corrispondente ad una ottava parte della quarta, il cui esemplare in pietra, si trovava sotto il portico, vicino alla porta del Palazzo Comunale, come è riportato negli Statuti offidani.

I reggitombolo antichi erano pregevoli mobiletti in legno, artisticamente lavorati. Consistevano in un cassetto rettangolare, fornito di tiretto, in cui tenere spilli, filo od altri oggetti utili per il lavoro. Sovra ad esso figuravano due alloggi incavati per sostenere il tombolo. Il tutto era sorretto da una elegante colonnina che poggiava su tre piedi.

La merlettaia lavora seduta, china sul tombolo, cui viene fissato il cartone forato con lo schema del disegno del merletto che si vuole realizzare. Per preparare un disegno si usa un foglio di cartone, vi si appoggia il disegno e con un punteruolo si punzonano tutti i punti dove poi verranno fissati gli spilli. Le linee infine vanno tracciate con inchiostro di china.

Il disegno sul cartone forato viene eseguito in doppio, cioè in due pezzi di circa cm.30-40, secondo i motivi di riporto. Per lavorare il merletto occorrono, ancora, un quantitativo di fuselli, di spilli di ottone argentato e di spilli con una capocchia grossa di vetro,per fissare le diverse paia di fuselli che, per il movimento, non saranno adoperate.

All’inizio bisogna avvolgere il filo, con cui si vorrà realizzare il merletto, ai fuselli, tutto nello stesso verso ma sempre quanto basta per permettere al fusello di passare agevolmente. Dopo che si sono avvolti con il filo i fuselli necessari, si forma un cappio doppio intorno alla testa del fusello.

I fuselli vengono sempre annodati a paia. Il lavoro dei fuselli consta solo di due movimenti: girare ed incrociare. Questi due movimenti danno luogo a mezze passate o passate intere con le quali si possono formare diversi motivi o fondi (base): a grata, a tulle, a tela, a reticolo, ad intreccio o ad altre varie forme.

Si inizia tenendo in ogni mano un paio di fuselli e, al momento di fissare gli spilli, si passa la coppia della mano destra alla mano sinistra. In seguito si tengono nelle mani parecchie paia di fuselli. Nel girare si ponga, in ogni mano, il fusello destro sul sinistro; nell’incrociare si ponga il fusello sottostante della coppia della mano sinistra, sul soprastante fusello della coppia della mano destra: girate ed incrociate danno una mezza passata.

Sotto l’incrocio si fissi uno spillo e si faccia,ancora,una mezza passata,in modo che la coppia sinistra penda a destra e la coppia destra penda a sinistra. Due mezze passate, cioè due girate e due incrociate, senza puntare in mezzo lo spillo, fanno una passata intera. Parecchie passate doppie, una dopo l’altra, formano un intreccio. Le passate vengono tenute tese nell’intreccio. Il fondo a grata viene ottenuto con mezze passate e con il filo girato una volta.

Da questa descrizione, abbastanza sommaria ma tecnicamente precisa, può sembrare una lavorazione difficile e complicata. Il segreto della esecuzione sta nei fuselli, lanciati e ripresi in un girare miracoloso, dalle agili dita della merlettaia.

CONSIGLI UTILI

Non si può fare a meno di dare,in questo studio sul nostro merletto al tombolo,alcuni consigli:

1)-come poter distinguere il merletto al tombolo da quello confezionato a macchina: nel primo bisogna ricercare la traccia lasciata dagli spilli, la presenza dei nodi (occultati nel manufatto) ed il buon fissaggio,tra loro, dei fili nelle varie girate.

2)-per evitare l’ingiallimento e per una buona conservazione del merletto, riporlo tra due fogli di carta bianca soffice, evitando di arrotolarlo.

3)-il merletto non dovrebbe essere lavato perché perde in bellezza e consistenza. In caso di necessità può essere lavato con un buon detersivo non corrosivo e messo ad asciugare, disteso su un tavolo, coperto da un panno bianco. Indi può essere stirato,con la sola punta del ferro,appena caldo.

CONCLUSIONE

Questa seconda pubblicazione è ampliata ed arricchita di nuovi contenuti scaturiti anche da consigli, considerazioni pertinenti e proposte per l’ammodernamento di questa attività locale di antica tradizione artigianale.

Come più volte ho avuto modo di sottolineare, essa ha rappresentato, per il passato, una notevole fonte d’introito per le famiglie offidane, nonché un contributo a creare una ricchezza e determinare una crescita economica che hanno permesso alla città di Offida di occupare un posizione preminente nell’ambito del territorio Piceno.

Pur con la diminuzione del numero di donne che si dedicano a questo tipo di lavoro artigianale, l’attività della produzione del merletto riesce ancora ad incidere sulle possibilità occupazionali di uno strato della popolazione. Si deve tener presente che il giro di affari coinvolge, oltre la merlettaia, l’applicatrice, l’orlatrice, il cartonista ed i negozianti dediti a questo tipo di commercio.

Per tale motivo è necessaria una particolare attenzione su questo tipo di artigianato, adattandolo alle esigenze della società attuale, nel rispetto sempre di quello che costituisce il carattere peculiare del filone storico e tradizionale. Sarebbe opportuno proteggere l’acquirente, facendo rilasciare, per lavori pregevoli e costosi, qualora richiesto, una dichiarazione, da parte del negoziante o della lavoratrice, indicante la data, il tipo di confezione, il nome della merlettaia che ne ha curato la confezione.

Inoltre le mostre non devono rappresentare una manifestazione inserita in programmi di carattere turistico, ma l’occasione di incontri, dibattiti ed aggiornamenti. La scuola di merletto poi sarebbe un’utile ed efficace istituzione, qualora potesse contribuire, oltre all’insegnamento della tecnica di esecuzione, ad arricchire la mentalità artistica dell’apprendista, specializzandola nella esecuzione delle varie lavorazioni caratteristiche, quali capi per corredi casalinghi o religiosi, per arredamento, per ornamenti nel campo della moda.

Si sente la necessità di avere a disposizione disegni che, oltre a ricalcare quelli tradizionali,rispondano alle richieste di figurazioni moderne. Per tale motivo sarebbe opportuno avere contatti e progetti da studi specializzati in design. Anche la scelta del filo da adottare per l’esecuzione dei vari tipi di merletto, dovrebbe essere oggetto di studio e di approfondimento.

Sono tutte problematiche che non possono essere risolte individualmente o da alcuni gruppi,ma che dovrebbero essere impostate e portate a soluzione da un unico Ente od Istituto del merletto, cui sarebbero devoluti i compiti della certificazione, dell’organizzazione di mostre, convegni ed aggiornamenti, della ricerca di mercato, dell’insegnamento della lavorazione del merletto e della produzione dei disegni.


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