ARTICLE: Francesca Manzari, Miniatori tardogotici tra Marche e Abruzzo. Un Messale miniato destinato a Offida, in Civiltà urbana e committenze artistiche al tempo del Maestro di Offida (secoli XIV-XV), “Atti del convegno di studio svoltosi in occasione della XXIII edizione del Premio internazionale Ascoli Piceno, Ascoli Piceno, Palazzo dei Capitani, 1-3 dicembre 2011″, a cura di Silvia Maddalo e Isa Lori Sanfilippo, Roma 2013, (Istituto Storico Italiano per il Medio Evo), pp.163-188.
Il contributo è incentrato sull’analisi di un Messale riccamente miniato (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Pal. 670), con l’obiettivo di precisarne il contesto di esecuzione e di suggerirne la possibile destinazione originaria. Nonostante l’assenza di elementi araldici nell’apparato decorativo impedisca di individuarne con precisione la committenza, è possibile formulare alcune ipotesi sulla destinazione originaria del libro liturgico, certamente da collocare nelle Marche.
È, infatti, verosimile che il libro liturgico fosse destinato a Offida, forse proprio a Santa Maria della Rocca, officiata da monaci dell’Ordine benedettino. Il corredo miniato del codice, databile grazie all’analisi stilistica all’inizio del XV secolo, è stato eseguito da una bottega di artisti che rivelano fortissimi rapporti con la pittura monumentale e che appaiono strettamente legati a uno specifico gruppo di artisti itineranti, attivi tra Abruzzo e Marche tra la fine del XIV secolo e i primi decenni del XV secolo.
Se non si tratta addirittura degli stessi artefici, attivi sia nell’ambito della pittura monumentale che in quello della decorazione libraria, i miniatori mostrano con evidenza di essersi formati nell’ambito di quella corrente stilistica che congiunge l’area appenninica e la fascia adriatica, attraverso gli artisti di San Francesco ad Amatrice, Loreto Aprutino e Santa Maria della Rocca a Offida, la chiesa alla quale il codice era destinato.
L’apparato decorativo del manoscritto si rifà invece al repertorio ornamentale elaborato dai miniatori di area aquilana a partire dall’ultimo quarto del Trecento, poi diffuso, nei decenni successivi, nell’area centroitaliana da artisti estremamente mobili, attivi anche a Roma durante lo Scisma. Allo stesso ambito si possono collegare le raffinate iniziali filigranate.
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