di Alberto Premici | Le Marche non sono più un’isola felice per quanto riguarda la presenza della mafia, eppure solo un marchigiano su cinque lo reputa un fenomeno preoccupante e socialmente pericoloso.
È uno dei dati principali che emergono da LiberaIdee, il rapporto sulla percezione e presenza delle mafie e della corruzione nelle Marche presentato da Libera a Senigallia, alla presenza del Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Ancona Sergio Sottani, del presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo e di Stefano Busi, della presidenza di Libera.
Il questionario è stato sottoposto a 300 persone che hanno indicato come attività principali delle mafie nelle Marche il traffico di stupefacenti (70%), lo sfruttamento della prostituzione (32%) e del lavoro nero (31%), la corruzione dei dipendenti pubblici e gli appalti truccati (entrambi al 20%). (Fonte: ANSA)
Il fenomeno più preoccupante è quello del radicamento della mafia nigeriana che conta in tutta la penisola oltre centomila affiliati, la stragrande maggioranza arrivati con i tristemente noti barconi degli scafisti.
Dice la direzione antimafia: “I gruppi criminali nigeriani operano su buona parte del territorio nazionale, comprese le regioni ove risulta forte il controllo della criminalità endogena, come nel caso della Campania e della Sicilia. Da sempre attivi in Piemonte, Veneto e Campania, hanno progressivamente esteso la loro presenza criminale anche in altre aree del territorio nazionale, quali le regioni adriatiche (in particolare Marche ed Abruzzo), la Capitale, le due isole maggiori e, più recentemente, in Puglia“.
Solo due giorni fa, grazie ad una brillante operazione dei Carabinieri di Gubbio, è stata scoperta e assicurata alla giustizia una cellula della mafia nigeriana che agiva nel territorio umbro con lo scopo di controllare il mercato degli stupefacenti. 10 gli arrestati, tutti richiedenti asilo.