Ad oltre trent’anni dall’approvazione della Legge regionale n.34 del 1992 la giunta ha oggi adottato la proposta di legge “Norme della pianificazione per il governo del territorio”, che verrà presentata all’assemblea legislativa a settembre e, una volta approvata, entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024.
“Dopo l’approvazione in consiglio del piano socio-sanitario, inizia con l’approvazione in giunta, l’iter che nei prossimi mesi consegnerà alle Marche la nuova Legge Urbanistica, dopo oltre 30 anni – commenta il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli -. L’ultima legge per il governo del territorio risaliva infatti al 1992 ed era quanto mai urgente e necessario un nuovo approccio ad una materia così importante, che coinvolge enti locali, tanti tecnici e cittadini, per consentire alla nostra regione una crescita armonica in linea con gli standard attuali. In questo modo si avvia quindi un processo innovativo di organica revisione e riordino della disciplina regionale, consentendo di orientare e coordinare gli enti locali e i loro piani a favore di obiettivi ormai imprescindibili quali il consumo di suolo a saldo zero, la rigenerazione urbana e territoriale, il riuso del costruito. La priorità, questa giunta ne è convinta, è soprattutto la valorizzazione del territorio e delle caratteristiche uniche del nostro paesaggio al fine di garantire uno sviluppo sostenibile”.
“La proposta si compone di 36 articoli e abroga numerose leggi e articoli vigenti – aggiunge l’assessore all’Urbanistica Stefano Aguzzi – Questo percorso rappresenta un orizzonte di medio-lungo periodo per il quale è necessario costruire strategie complesse ai diversi livelli di governo a favore di una disciplina quanto più possibile unitaria, efficace e di corretta gestione del territorio”.
L’atto si fonda su dieci “pilastri” e si articola per fasi successive, tra loro in rapporto di stretta interdipendenza e connessione, a partire dalla ridefinizione dei piani regionali.
La pianificazione territoriale sarà attuata attraverso due strumenti distinti: il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) previa Intesa con il Ministero della Cultura e il Piano Territoriale Regionale (PTR), il piano di assetto territoriale fondamentale, della programmazione economica e delle politiche settoriali della Regione.
A livello comunale, la legge introduce una nuova forma del piano, il Piano Urbanistico Generale unico (PUG) e il principio di coerenza della pianificazione urbanistica, che costituisce il metodo e il principio in base al quale vanno relazionati tra loro i contenuti dei piani urbanistici regionali, provinciali e comunali.
“Il cuore del provvedimento – spiega ancora Aguzzi – è costituito dalla procedura della conferenza di copianificazione interistituzionale (CeVI) comprensiva del procedimento di VAS che, garantendo la partecipazione attiva delle istituzioni, ciascuna per le proprie competenze, restituisce alla Regione un ruolo di coordinamento, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, adeguatezza, leale collaborazione, coerenza e semplificazione, per innovare la pianificazione del territorio e le relazioni tra i diversi livelli di piani (regionali, provinciali e comunali o unionali). Pertanto, la CeVI costituisce un processo e un percorso di confronto costruttivo e di condivisione multilivello di durata certa”.
Rispetto al modello pianificatorio tradizionale del PRG, la proposta cerca anche di favorire la flessibilità dello strumento urbanistico e il suo sviluppo operativo in virtù del principio di coerenza, per cui le varianti trovano applicazione solo in caso di assenza di coerenza dei piani attuativi rispetto al PUG.
La legge introduce e disciplina inoltre la perequazione urbanistica per un’equa ripartizione dei diritti edificatori rispetto alle scelte di pianificazione urbanistica, assicurando la cessione gratuita delle aree per la realizzazione e la qualificazione della città pubblica e la perequazione territoriale, che promuove accordi territoriali compensativi fra pubbliche amministrazioni.
Per quanto riguarda gli standard urbanistici e territoriali, si prevedono possibili riduzioni per i comuni sotto i tremila abitanti e, per gestire le sempre più frequenti emergenze ambientali che hanno colpito e continuano a colpire l’intero territorio nazionale, i piani territoriali provinciali possono prevedere criteri per la localizzazione degli spazi destinati alla Protezione Civile. (Fonte: Regione Marche)