di Alberto Premici |
Dall’agosto 2016, una serie interminabile di movimenti tellurici, sta martoriando il centro dell’Italia. Si stimano in 86.000 le piccole scosse succedutesi dall’ottobre 2016 fino a questa mattina quando, alle 5:11, la terra ha tremato con forza, facendo ripiombare nello sconforto le popolazioni marchigiane, già profondamente provate dai precedenti eventi.
Il terremoto ha avuto una magnitudo di 4.7, epicentro a 2 chilometri da Muccia (MC), e ipocentro a 8,9 km di profondità. E’ la scossa più importante dopo quelle dell’agosto-ottobre 2016, e Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), non ha dubbi nel collegarla alla lunga sequenza iniziata in quel periodo. Il terremoto è stato nettamente avvertito nell’offidano così come in tutto il Piceno.
Tanta la paura in una vasta zona del centro Italia, compresa in una fascia dell’Appennino centrale di circa 1200 chilometri quadrati, estesa per circa 80 km in direzione NNW-SSE e larga circa 15-20 km, dalla provincia di Macerata a quella dell’Aquila.
Non si registrano feriti ma solo crolli di edifici e muri di contenimento, già pericolanti a seguito delle precedenti scosse, come quello del piccolo campanile della seicentesca chiesa di Santa Maria di Varano a Muccia. Alcune famiglie sono state evacuate a Pieve Torina (MC), dove sono rimaste chiuse le scuole. Sospesa per controlli e subito riaperta la linea ferroviaria Civitanova Marche-Macerata.
Le repliche sono destinate a continuare oggi e nei prossimi giorni. “E’ normale che una sequenza che ha mobilitato un volume così grande duri a lungo”, ha dichiarato all’Ansa Carlo Doglioni. “Per una sequenza che ha mobilizzato un volume più piccolo, come quella legata al terremoto dell’Aquila del 2009, sono stati necessari tre anni per tornare a un’attività con valori confrontabili a quelli precedenti all’evento. E’ quindi possibile che la sequenza che si è attivata nell’agosto 2016 duri ancora non meno di un anno“.