di Mario Narcisi (*)
Chi si aspettava da parte della Conferenza dei Sindaci dell’A.V. 5, convocata dal vicepresidente Castelli e tenutasi ad Ascoli il 11-7-2016, presso la Sala della Ragione del Palazzo dei Capitani, un segnale di accelerazione verso la realizzazione di un Ospedale unico del Piceno, chiaramente espressa nella precedente e ultima Conferenza, è rimasto deluso.
L’unico a prospettarlo palesemente, entro i prossimi tre anni, è stato il Direttore dell’Asur, dr. Marini e, ad eccezione del Sindaco di Cupramarittima D’Annibali, che ha ribadito la necessità di un Ospedale unico sulla costa, ci si è limitati a ricordare la sperequazione esistente in Sanità, tra il Nord, ricco di strutture sanitarie, e il Sud delle Marche, auspicandone l’omogenizzazione e a pretendere una suddivisione più equa dei Servizi sanitari tra l’Ospedale di Ascoli e l’Ospedale di SBT. Non si capisce ancora che continuando così, con “due mezzi Ospedali” ad Ascoli e SBT, si crea più disagio alla cittadinanza, si aumentano i disservizi e si provocano più pericoli per i pazienti “a quattro ruote” dell’A.V.5.
Con la ristrettezza delle risorse che l’A.V.5 sta subendo e con la necessità, nello stesso tempo, di garantire un’assistenza sanitaria efficiente e sicura, l’unico modo possibile per realizzare tutto questo è accorpare in una unica sede i servizi sanitari e non sparpagliarli su due strutture o addirittura all’interno dello stesso Ospedale, dovendosi poi inventare, per rimediare a queste carenze, dei percorsi organizzativi assai più pericolosi sia per gli operatori sanitari che per gli assistiti. In sanità più le strutture e i reparti ospedalieri sono distanti tra loro, più necessitano di maggiore personale per garantire le stesse prestazioni in sicurezza.
Le richieste di una suddivisione più equa dei servizi tra un ospedale e l’altro non hanno alcuna logica se prima non si è provveduto a mantenere i servizi di base che costituiscono i cardini di una struttura che vuole chiamarsi ospedale. L’ospedale di San Benedetto del Tronto è ormai ridotto a un “Ospedale di Comunità ”, termine che ridefinisce ora la precedente “ Casa della Salute”.
In sanità, l’equilibrismo è deleterio! Nuoce alla salute e alla comunità. Penso che sia giunto il momento di abbandonare i tatticismi e di affrontare il problema del nuovo Ospedale Unico del Piceno con determinazione, anche se la Città di Ascoli Piceno appare più tiepida nel volerlo affrontare. Tutti sanno che esiste uno strettissimo legame tra epidemiologia e statistica. Del resto, non è pensabile che San Benedetto del Tronto rinunci alle sue giuste prerogative per condividere un Ospedale Unico del Piceno che non tenga conto delle principali regole che governano la realizzazione e la funzionalità di un Ospedale, in Rete con i centri maggiori della Sanità intra ed extra regionale.
Per regole intendiamo: 1) la maggiore densità costante della popolazione del Piceno, 2) la maggiore incidenza infortunistica della strada e del lavoro,3) l’elevato numero di accessi e prestazioni del P.S. secondo solo ad Ancona, 4) le grandi vie di comunicazioni, 5)l’aeroporto, 6) la celerità dei collegamenti con l’Ospedale regionale di Ancona, a cui fare riferimento per la Rete Clinica. Sbrighiamoci! Inutile tergiversare. L’unico modo per avere servizi completi e risparmio di risorse è poter contare sull’Ospedale Unico in una unica sede. Affrontiamo subito questa soluzione ! Se essa è lontana, occorre ripristinare, nei due Ospedali di AP e SBT, i Servizi di Base a tutt’oggi smantellati. La forza di un Ospedale è l’autosufficienza verso l’urgenza – emergenza e questa capacità si è persa nei due maggiori presidi ospedalieri del Piceno per soppressione di servizi, per carenza di risorse umane e tecnologiche.
Invece di pensare all’equa suddivisione del servizi, bisognerebbe pensare a potenziare gli esistenti e la loro tecnologia che si sta deteriorando e non è più affidabile. E’ il caso della TAC al pronto soccorso di San Benedetto del Tronto, ormai vetusta e non più performante per lo studio delle acuzie e una precisa diagnosi radiologica. E’ venuto meno l’obiettivo che l’Ospedale “Madonna del Soccorso” si era dato, quando si decise di trasferire la TAC direttamente al P.S., per fare fronte il più veloce possibile alla diagnosi e terapia degli ictus, dei politraumatizzati con lesioni vascolari e organi interni. Occorre quindi una TAC avanzata per l’angiologia intracranica, intratoracica, per il total body più dettagliato, in modo da non essere costretti a interrompere continuamente la cadenza ordinaria degli esami radiodiagnostica programmati per il pubblico.
Alla luce di tutto questo, vista la situazione della Sanità nell’A.V. 5, bisogna essere molto accorti nel fare proclami o annunci di nuovi servizi ospedalieri se prima non si sono previste le risorse e le condizioni di sicurezza. E’ impensabile programmare nuovi servizi in Ospedali che si stanno svuotando. Ci sono servizi che per esistere hanno bisogno di grandi numeri e questi si possono avere se tutto confluisce in una unica grande Struttura ospedaliera. In questo modo si supererebbero, ad esempio, le problematiche di questi giorni sulla radiologia interventistica e sulle piazzole del Servizio Eliambulanza H / 24, che vedrebbe la costa esclusa. Sbrighiamoci a fare l’Ospedale Unico del Piceno , in una unica sede, prima che sia troppo tardi. Occorre incalzare la Regione per vedere chi bleffa .
(*) Dott. Mario Narcisi – Ex Direttore del DEA dell’Ospedale di S.B.T. e Rappresentante territoriale dell’AAROI-EMAC (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani e Medici dell’Emergenza Accettazione).