Riportiamo un interessante articolo di Francesca Morganti, contenuto nella rivista Marche d’arte, n. 1 / 2021, su un plesso offidano, testimone ancora integro di storia locale. (AP)
“Palazzo Bufalari è per me un rifugio, un nido, un porto sicuro in cui da sempre so di poter approdare”. Non sorprende che questo linguaggio marittimo sia tanto caro ad Antonio Bufalari, avvocato, docente di diritto della navigazione e membro di diversi consigli di amministrazione di società operanti nella nautica da diporto, ma soprattutto custode della dimora di Offida.
I Bufalari sono un’antica casata italiana originaria di Castel Porchiano in Umbria. Nello stemma familiare è raffigurato un bufalo con tre stelle: un richiamo alle origini della famiglia, storica proprietaria di numerose macellerie e allevamenti di bovini, sin da tempi remoti.
Verso la seconda metà del Settecento, un ramo della casata si spostò nelle Marche, più precisamente a Recanati e, poi, ad Offida
A proposito di questo trasferimento, Antonio racconta che il suo trisavolo e omonimo, il Conte Antonio Bufalari, fu costretto ad andarsene da Recanati e iniziare una nuova vita a Offida, dopo essere stato diseredati dal padre per aver sposato la donna amata contro la sua volontà. Sembrerebbe aver ricevuto in dote solo due sgabelli: “Con questi avrai almeno dove sedere”.
Antonio ne possiede ancora uno e si sta personalmente occupando di restaurarlo.
Il palazzo, che risale al 1500 e appartiene alla famiglia dal 1890, oggi è costituito da quattro piani, una scuderia, un giardino di circa
5000 metri quadri e una cantina.
In corrispondenza della cantina c’è anche un cunicolo, ora murato, che un tempo permetteva di raggiungere strategicamente la piazza centrale del paese, collegandosi ad un sistema
sotterraneo di fuga, molto comune ad Offida e tuttora presente in diversi edifici storici.
Gli interni sono particolarmente spaziosi, pieni di aria e di luce: “Il mio trisavolo soffriva di asma, quindi costruì una casa arieggiata, che potesse lenire questo suo problema di salute” racconta Antonio, che aggiunge: “La cosa che preferisco in assoluto è il vento che entra dalle finestre, soprattutto nelle prime ore di pomeriggio in estate, e smuove le tende di lino decorate con intarsi di merletto di Offida”.
Antonio è particolarmente legato alla dimora: gli permette di rivivere momenti felici di un’infanzia trascorsa in compagnia della nonna, che era solita preparare deliziosi biscotti al limone per colazione e raccontargli storie e aneddoti di famiglia.
Nel corso degli anni, la dimora è stata un rifugio per chiunque ne avesse bisogno. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il nonno di Antonio dovette ospitare dapprima un comando tedesco,
poi il comando alleato e infine, questa volta per piacere, numerosi sfollati delle campagne.
Questo forte senso di accoglienza è lo stesso che muove oggi Antonio, il cui desiderio è rendere Palazzo Bufalari un luogo di memoria
condivisa, che sappia coinvolgere gli altri nello spirito di apertura che permea la casa.
Prima, però, è necessario avviare degli importanti lavori di consolidamento strutturale, a partire dalla fine del 2021.