Quaranta anni fa scompariva il grande attore.
Il 15 aprile del 1967 moriva a Roma il principe Antonio De Curtis, universalmente noto come Totò: a 40 anni dalla scomparsa di uno dei simboli di Napoli cosa rimane del ricordo del grande attore nella città partenopea? “Addio Totò, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori e non ti scorderà”, promise Nino Taranto nella sua orazione funebre. A Napoli è in programma entro fine mese una serie di iniziative, ma non sono mancate polemiche circa un presunto oblio da parte della città del più grande attore comico della storia italiana. Sicuramente è entrato nella memoria collettiva il ‘doppio’ funerale napoletano di Totò, celebrato il 17 aprile nella Basilica del Carmine Maggiore gremita da tremila persone, mentre altre centomila sostavano nella piazza antistante. La bara fu anche la prima ad essere platealmente applaudita dal pubblico, una abitudine che si è poi diffusa. Chi volesse ritrovare il principe della risata tra le vie di Napoli dovrebbe recarsi al popolare rione Sanità, e più precisamente in via Santa Maria Antesecula 1 dove, al secondo piano, nel 1898 nacque il figlio illegittimo del principe de Curtis e di Anna Clemente. La casa natale fu messa in vendita per soli 35 milioni di lire all’inizio del 2000 e acquistata da un privato, non da un’istituzione, come si auspicava, per farne un museo o una fondazione culturale. Poco lontano, al Collegio Cimino nel palazzo del Principe di Santobuono in via San Giovanni a Carbonara, Totò frequentò le classi ginnasiali mentre nella vicina parrocchia di san Vincenzo il comico servì messa recitando in latino. E fu proprio nella parrocchia della Sanità che venne celebrato, qualche giorno dopo quello ufficiale, un altro rito funebre, con la bara vuota, presenti migliaia di napoletani con la medesima commozione. Non esiste più invece la Sala Napoli, dove Totò cominciò a proporre con poco successo le macchiette di De Marco, mentre è stato rinnovato di recente lo storico teatro Trianon, dove lavorò negli anni giovanili, prima di cercare fortuna a Roma. Proprio questi ambienti, e soprattutto il teatro Nuovo ai Quartieri Spagnoli, furono anche lo scenario della sua travagliata passione con Luisella Castagnola, la bellissima soubrette che si tolse la vita per amore e che per volontà di Totò riposa nella cappella gentilizia dei de Curtis, altro luogo di culto dei napoletani. Tra le altra vestigia per gli appassionati: adiacente a via Foria, nei pressi del Museo nazionale, c’é una piccola strada intitolata ad Antonio De Curtis, mentre un monumento in bronzo del principe De Curtis è nascosto tra i palazzi del Vomero Alto. Aspettando il “grande evento” annunciato dal Comune di Napoli per fine aprile (il sindaco Rosa Russo Iervolino parteciperà a una messa nel cimitero degli Uomini illustri) e in vista della celebrazione ufficiale alla Festa del cinema di Roma ad ottobre, Napoli ha dedicato a Totò la Pasqua appena trascorsa con una mostra nello storico Salone Margherita. (Fonte: ANSA)